Le armi sono il PIL assoluto, il PIL dei PIL. Il PIL che genera PIL. Genera PIL nel momento in cui le armi vengono vendute. Genera PIL nel momento in cui vengono usate.
Pensate ad una bomba che distrugge una città. Ogni casa distrutta con tutto ciò che contiene è PIL che va in fumo e che deve essere ripristinato.

Bisognerà allora ricostruire le città, accogliere i profughi, ridargli speranza, rimettere su le scuole, i mercati, le industrie, i teatri. Tutto PIL che sorge da una distruzione.
E quando c’è PIL ci sono persone che fanno affari e ridono al telefono mentre si spartiscono gli appalti.

Vi ricordate le telefonate intercettate degli industriali che banchettavano e ridevano subito dopo il terremoto dell’Aquila? Ecco le armi sono come un terremoto distruttivo.
Generano PIL. Generano fatturato per le aziende delle armi e poi per le aziende che dovranno ricostruire ciò che le armi distruggono.

È così dalla grande crisi del 1929. Per fronteggiare la crisi, che avrebbe poi portato alla seconda guerra mondiale, il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt promosse il New Deal che si basò essenzialmente sulle industrie degli armamenti, aerei, navi, carri armati, armi di tutti i tipi prodotte in quantità mai viste prima.

Armi che furono determinanti nella sconfitta del nazismo che non riuscì a tenere lo stesso passo.
E dopo la guerra la ricostruzione. PIL e ancora PIL, e ancora guerre.
Questa è l’essenza del sistema imperialista mondiale che si è manifestato per la prima volta nel 1914 con la prima guerra mondiale.

E sarà così fino a quando non ce ne libereremo.