Dal romanzo di formazione ambientato nella Brooklyn hipster e narcisista dei millennials, alla repubblica di Gilead, ovvero un’America rurale e severa che ricorda il 1600. L’eco dell’ultima stagione di Girls (une delle migliori, il che rende ancor più malinconica la fine della serie creata da Lena Dunham, grande fan di Hillary Clinton) non si è ancora spento, che la piattaforma streaming Hulu lancia una serie che sembra fatta apposta per l’era di Donald Trump.
In realtà Hulu aveva incluso tra le sue produzioni originali l’adattamento del classico distopico di Margaret Atwood The Handmaid’s Tale ( Il racconto dell’ancella, Mondadori, 1988) ben prima delle elezioni. Ma la sua messa in rete, in piena campagna per tagliare i fondi ai consultori di Planned Parenthood e sotto l’ala di un presidente dalla vocazione tirannica, con un vice che chiama sua moglie «madre», entrambi circondati da generali e capitani d’industria ricchissimi e bianchi, il cautionary tale di Atwood, considerato una pietra miliare della letteratura femminista a partire dalla sua uscita in libreria, nel 1985, sembra molto meno datato di quello che uno potrebbe pensare. Non a caso più di un critico televisivo ha provocatoriamente suggerito che oggi il serial non sembra tanto lontano da un tg.

La stessa scrittrice canadese intervistata prima della messa in rete della serie, di cui è anche produttore esecutivo, ha ricordato che – anche se The Handmaid’s Tale è ambientato nel futuro, lo spunto di tutto quello che succede a Gilead le è arrivato da cose realmente successe potrebbe ripetersi. A conferma della confluenza nello zeitgeist del 2017, in gennaio, alla marcia delle donne di Washington, alcuni cartelli dicevano «Make Margaret Atwood fiction again» e, in marzo, in una protesta contro le nuove restrizioni anti-aborto, le manifestanti si sono presentate abbigliate in lunghi vestiti rossi e cuffie bianche, come la protagonista del libro. Il New England puritano della caccia alle streghe è un’ispirazione anche iconografica di The Handmaid’s Tale, concepito da Atwood in un momento di grande popolarità della destra Cristiana, a seguito della rielezione di Ronald Reagan. Nel suo libro, Atwood porta le conseguenze di quella popolarità agli estremi, ipotizzando un colpo di stato in cui i «figli di Giacobbe», dopo aver ucciso il presidente Usa e molti membri del Congresso, istituiscono una teocrazia militare, nel cui nuovo ordine un’epidemia di infertilità viene combattuta obbligando le donne rimaste fertili a dare alla luce i figli delle coppie di ricchi che non possono averne.

Già portato al cinema nel 1990, in un adattamento di Harold Pinter, diretto da Volker Schloendorff, con Natasha Richardson nel ruolo della protagonista, nella sua versione Hulu, The Handsmaid’s Tale è raccontato quasi interamente attraverso lo sguardo di Offred (Elizabeth Moss) che dopo aver tentato invano di scappare in Canada con il marito e il figlio, viene catturata, ri-educata al lifestyle di sottomissione delle «ancelle» e messa al servizio del Comandante Fred Waterford (Joseph Fiennes), che la violenta una volta al mese. Immersa in una luce che ricorda quella di Vermeer, Gilead e il suo sadico governo (gay e donne divorziate sono spediti nelle «colonie») sono contrapposti, nei flash back di Offred, a un passato che ricorda il nostro presente.

Sulla traccia di uno degli assunti più sinistri del libro, anche qui, spesso, i peggiori aguzzini della ancelle sono donne. Alla sua uscita il film di Schloendorff era stato definito il prodotto di un femminismo datato e allarmista. La serie di Hulu, ha un 100% di recensioni positive sul tomatometro del sito Rotten Tomatoes.

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