Dalla pioggia e dal solleone sì. Anche dalle bizze meteo. Ma dalle polemiche, a quanto pare, non riesce proprio a ripararsi il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso (Pd). «Fonderia Abruzzo», una sorta di Leopolda nostrana, che si è tenuta nel week end scorso nell’abbazia celestiniana di Sulmona, «per dare una programmazione alle idee per lo sviluppo della regione», si chiude tra i veleni – partiti dai social e rilanciati dalla politica.

Al centro della querelle l’incontro dibattito con il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti. Per proteggere il padrone di casa (D’Alfonso per l’appunto) e gli ospiti relatori – tra essi anche il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini – dalle intemperie (temporale prima, cocenti raggi estivi poi), sul palco sono state schierate una decina di ragazze munite di ombrello. Fanciulle, tra loro anche una minorenne, sistemate in piedi dietro alle sedie degli illustri.
Apriti cielo… dal web, immediati, fulmini su D’Alfonso. Una sberla ai principi democratici, all’emancipazione femminile e alla parità di genere: questioni in voga all’interno del Pd. «È una delle foto tratte dall’archivio della storia d’Italia. Siamo agli inizi del secolo scorso. Alcune signorine, in abiti dell’epoca, reggono l’ombrello per riparare dal sole membri del governo, governatori, podestà e notabili. Da allora l’Italia ha fatto molti passi in avanti…», ironizza il capogruppo a Montecitorio di Articolo 1 – Mdp Francesco Laforgia, postando una foto in bianco e nero delle ragazze con l’ombrello. «Immagini raccapriccianti – scrive Alexandra Coppola che del Pd Abruzzo avrebbe voluto diventare segretaria regionale – mifa male pensare che nel mio partito nessuna donna dirà nulla. Ora voglio capire chi è il responsabile di questo messaggio maschilista. Altro che quote rosa». «Tristissima vicenda che richiama immagini di tempi lontani. L’utilizzo di sole donne per un ruolo che di per sé avrebbe già dovuto imbarazzare tutti i presenti, cozza profondamente con lo spirito dell’iniziativa», commentano la consigliera di parità della regione Abruzzo, Alessandra Genco, e la presidente della commissione pari opportunità, Gemma Andreini. «Ancora una volta – sottolineano – con molta superficialità, si è messo in atto il peggior modello di una cultura patriarcale. Provare a pensare prima di agire».

Ma quali le giustificazioni dalfonsiane? Eccole spiegate in un comunicato stampa e in successive conferenze: «È stato necessario l’improvviso utilizzo di ombrelli per riparare i relatori dalla pioggia (al mattino) e dal sole (nel pomeriggio) poiché il palco era scoperto. Non appena si è verificata l’emergenza, Giampiero Leombroni ha provato a coprire il ministro De Vincenti con i fogli di un giornale locale ma non sono stati resistenti. La verità è che in quel momento c’erano solo donne a disposizione con l’ombrello. La natura strumentale di questa polemica è lampante». E ancora: «Soluzioni eventuali per la prossima volta: da un appalto o concorso che preveda in automatico il ricovero da antipatia atmosferica, a una disponibilità degli ombrelli che non faccia una preferenza di genere, fino alla scelta di una data che sia davvero al riparo sia da pioggia che da sole». Strali sopraggiungono anche dall’Emilia. «L’immagine del presidente Bonaccini che si fa sorreggere l’ombrello da una signora durante un convegno in Abruzzo è vergognosa, oltre che un’offesa nei confronti di tutte le donne. Ci aspettiamo delle pubbliche scuse», così la consigliera del Movimento 5 Stelle, Silvia Piccinini. Così le «ombrelline» o «reggitrici di ombrelli» a luglio hanno scatenato il diluvio.