«Non mi candiderò personalmente alle elezioni palestinesi di maggio, ma sarò attiva e sosterrò i giovani e le donne, è tempo di rinnovamento e per questo ho lasciato gli incarichi nell’Olp. ma il mio impegno per la fine dell’occupazione e l’autodeterminazione del mio popolo non cessa». Così Hanan Ashrawi, leader storica dell’Olp, nel primo dei quattro incontri online organizzati da Società Civile per la Palestina, una rete di 24 associazioni, per riflettere e interrogarsi sugli avvenimenti seguiti agli accordi di Oslo del 1993.

È indispensabile, secondo Ashrawi, «il protagonismo della società civile palestinese per operare cambiamenti anche nel nostro governo. Abbiamo una storia unica di resistenza e resilienza che ha sfidato l’occupazione militare israeliana, le organizzazioni per i diritti umani, i giovani, le donne furono l’ossatura della prima Intifada».

Ashrawi – già portavoce dell’Olp alla conferenza di Madrid del 1991 – riconosce la debolezza della società civile di oggi, in gran parte depoliticizzata, con le sue organizzazioni dipendenti dagli aiuti esterni che non svolgono più un ruolo politico, così come delle donne che si sono presi spazi nella giustizia sociale ma hanno lasciato agli uomini le decisioni politiche: «Siamo una società patriarcale – rimarca – e negli ultimi tempi le istituzioni religiose aggrediscono organizzazioni di donne impegnate per i diritti, mentre la leadership politica che si sente minacciata dalle critiche della società civile reagisce in modo settario, invece di ascoltare e rafforzare il pluralismo e la democrazia».

Di qui l’appello alla partnership con i movimenti e la società civile occidentale, rilevando che ad esempio negli Stati uniti è in atto una presa di coscienza e un attivismo anche nel mondo ebraico, per fare pressionI sui propri governi affinché i crimini di Israele nei confronti della popolazione palestinese non restino impuniti.

Siamo ormai a 27 anni dalla firma dell’accordo di Oslo che pareva aprisse la strada alla pace e alla coesistenza di due popoli per due stati mentre invece, «Il processo di pace è stato punitivo per i palestinesi – afferma Ashrawi -, Israele ha violato i suoi impegni ampliando gli insediamenti, evacuando migliaia di palestinesi, confiscando terre e risorse, incarcerando e assassinando attivisti e cittadini inermi. Tutto questo per realizzare il piano di un grande Israele sovrano su tutto il territorio della Palestina storica. E la comunità internazionale non ha fatto il suo dovere: nessuna risoluzione dell’Onu è stata rispettata».

L’era di Trump secondo Ashrawi è stata una iattura per i palestinesi e il mondo intero. Si è calpestato il diritto internazionale legittimando le colonie, riconoscendo l’annessione delle alture del Golan, trasferendo l’ambasciata a Gerusalemme, procedendo con il ricatto dell’”Accordo del secolo” per sottomettere i palestinesi.

Anche l’Europa è responsabile – secondo il parerte di Ashrawi -, è inerte e manca di fiducia in se stessa, fa reiterate condanne della politica israeliana ma mai un azione concreta, non usa il potere che ha, per esempio, sospendendo la partnership economica con Israele. Che però in fondo ringrazia, visto che la Ue sostiene in gran parte la popolazione palestinese, sostituendosi al compito che secondo la Convenzione di Ginevra spetterebbe al Paese occupante.

C’è infine secondo Ashrawi la necessità di rispondere alla pressione israeliana contro un movimento legittimo come il Bds e al tentativo di equiparare l’antisionismo all’antisemitismo. Ne sa qualcosa chiunque sia contro ogni forma di antisemitismo ma agisce per il rispetto della legalità internazionale, la libertà e l’autodeterminazione del popolo palestinese.

* Assopace