Tutti liberi i sei attivisti, alcuni di loro giovanissimi, arrivati a Roma da Cosenza, Genova, Urbino e Napoli per partecipare alla manifestazione del 19 ottobre, e fermati alla fine dei tafferugli nei pressi del Ministero dell’Economia .

Dalla mattina centinaia di persone si sono avvicendate al presidio lanciato dai movimenti fuori il carcere di Regina Coeli, c’è apprensione e preoccupazione ma anche fiducia nelle ragioni che la manifestazione ha saputo esprimere: «Siamo quI per mettere in chiaro prima di tutto che non ci sono buoni e cattivi tra di noi, che il corteo è stato unito dall’inizio alla fine. Non siamo cascati nel film già visto tante volte dei manifestanti divisi tra pacifici e violenti, delle spaccature provocate dalle rappresentazioni dei media. È stato importante ribaltare gli allarmismi e il racconto di molte tv e giornali dalle ore immediatamente successive alla manifestazione, restare uniti».

La notizia della scarcerazione e del proscioglimento dalle accusa arriva verso le quattro. Tanti i ragazzi e le ragazze dei collettivi studenteschi venuti da Urbino e Napoli, che tirano un sospiro di sollievo alla notizia di poter riabbracciare i loro compagni: «Siamo tornati a Roma in tanti dopo sabato, non potevamo non esserci oggi e ora aspettiamo di vederli uscire per festeggiare». «Abbiamo percepito il rischio della trappola – raccontano – di provvedimenti punitivi, ma alla fine siamo riusciti a ribaltare le teorie sui black block e un teorema costruito senza prove è cascato». Si vanno a comprare le bottiglie di champagne e si rilassano anche i familiari dei ragazzi arrestati, vicini ai figli e ai loro amici.

Sono le sei e qualche minuto quando escono, prima i ragazzi da Regina Coeli, poi le due ragazze di Napoli, Sara e Celeste studentesse all’Orientale, dalla sezione femminile di Rebibbia. «Ci hanno fatto fare quattro giorni di carcere per nulla – spiega Rafael, studente ad Urbino – le accuse si sono dimostrate un castello di carta». Rafael è ancora frastornato, corre in macchina verso la sua città dove lo aspetta una festa, in ogni caso in questi giorni in cella un’idea se l’è fatta: «È stata una rappresaglia a fronte della buona riuscita della manifestazione. Altrimenti che senso avrebbe chiedere il convalido d’arresto a fronte di nessuna prova? Non penso comunque che abbiano spaventato nessuno, ci hanno fatto solo perdere tempo».

Soddisfatto anche l’avvocato Francesco Romeo, che da anni segue gli imputati in fatti di piazza o connessi ai movimenti sociali: «Il Pm aveva chiesto la convalida dell’arresto per il reato di resistenza pluriaggravata, i giudici a seguito degli interrogatori e dopo la presentazione di foto e video prodotti dalla difesa hanno deciso di scarcerare e prosciogliere tutti gli imputati. Abbiamo incontrato un Gip ragionevole questa volta, ma il clima d’intimidazione e le richieste di pena e le condanne spropositate contro gli attivisti continuano a rappresentare la norma». Precisamente erano accusati tutti e sei «di aver partecipato agli incidenti di fronte al Ministero dell’Economia e nello specifico di aver lanciato petardi verso le forze dell’ordine. Fatti non dimostrati dall’accusa il che rivela l’arbitrarietà degli arresti».

Tirato un sospiro sollievo, ora i movimenti guardano avanti. Dopo la fumata nera dell’incontro ieri con il ministro Lupi, smontate le tende in Piazza di Porta Pia a Roma, già un agenda fitta di assedi e incontri: i movimenti per il diritto all’abitare saranno a Firenze il prossimo 25 ottobre per assediare la conferenza nazionale dei sindaci dell’Anci, nel giorno della presenza anche del ministro e vicepremier Angelino Alfano, il 31 l’assedio si sposterà poi a Palazzo Chigi dove è in programma la Conferenza stato-regioni. Il 9 e 10 invece un’assemblea nazionale nella Capitale, mentre il 16 novembre sarà la volta del movimento No Tav che attraverserà ancora una volta la Val Susa contro le grandi opere e l’alta velocità.

Il debutto è stato un successo, coronato dalle scarcerazioni di ieri, e fa ben sperare di vedere ancora le piazze piene in tutto il paese con la legge di stabilità alle porte.