Tutto pareva destinato a restare congelato, almeno fino al referendum sulle riforme costituzionali che nel Movimento 5 Stelle viene considerato come un derby a due, come la resa dei conti con Matteo Renzi in vista delle prossime politiche. E invece le ferite romane non si rimarginano. Nel giorno in cui pezzi di movimenti di lotta per la casa occupano alcuni municipi di Roma per protestare contro l’immobilismo di quella che definiscono «amministrazione fantasma» continuano a scoppiare conflitti e si pongono nuovi problemi tra Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle, con Grillo che prova in extremis a metterci una pezza.

C’era stato lo showdown di due settimane fa, le dimissioni a catena e lo scontro sulle nomine che è arrivato fino al direttorio, minandone i rapporti interni sconfessandone l’autorevolezza. Con l’immagine pubblica di Luigi Di Maio per la prima volta incrinata. Da allora i rapporti tra i parlamentari e la sindaca Raggi si sono interrotti, complice anche lo sfaldamento del «mini-direttorio» romano che doveva fungere da cinghia di trasmissione coi vertici nazionali. Lunedì scorso la deputata Roberta Lombardi, che ha rotto con la sindaca da tempi non sospetti, è andata a Milano agli uffici della Casaleggio Associati. Ufficialmente per parlare con Davide Casaleggio della kermesse nazionale di Palermo «Italia a 5 Stelle» del 24 e 25 settembre prossimi. Di fatto, l’incontro ha dato il via al rientro di Lombardi sulla scena del Campidoglio, dopo che in polemica con la sindaca aveva smesso (almeno pubblicamente) di occuparsene. Ieri Lombardi ha diffuso via Facebook un testo che punta l’indice esplicitamente su Raffaele Marra, il dirigente ex alemanniano che Raggi ha spostato dal ruolo di vicecapo di gabinetto alla direzione delle risorse umane del Campidoglio. «Qualcuno si è autodefinito ’lo spermatozoo che ha fecondato il Movimento’ – scrive Lombardi alludendo al modo in cui Marra si era descritto ai giornalisti – Io penso che la definizione esatta sia ’il virus che ha infettato il Movimento’. Ora sta a noi dimostrare di avere gli anticorpi». Non sono illazioni estemporanee. Nel dibattito interno del M5S toccano corde precise. Lo spettro di un M5S infiltrato da forze estranee e oscure circola negli ambienti pentastellati. I dossier incrociati che avvelenarono le «comunarie» ne sarebbero la conferma. Carla Ruocco, esponente del direttorio entrata in rotta di collisione con la sindaca subito dopo le dimissioni dell’assessore al bilancio Marcello Minenna, condivide il messaggio di Lombardi. Seguono voci tutt’altro che accomodanti, che bucano il muro di silenzio che regna nel M5S ormai da giorni: «Prima o poi toccherà toglierle il simbolo», azzarda qualcuno. «Mi auguro che Virginia sappia reagire prontamente e in autonomia ma mi auguro anche che i consiglieri eletti con il M5S si facciano sentire: è opportuno che esprimano pubblicamente la loro opinione su questa faccenda», dice un altro deputato M5S, il campano Mimmo Pisano. Che per la prima volta apre un nuovo fronte, invitando i consiglieri comunali grillini a farsi valere per riportare la sindaca sulla retta via: «Cosa fanno i nostri consiglieri romani di fronte all’inspiegabile inerzia di Virginia a cacciare i loschi figuri che la circondano?», ribadisce ancora una volta Pisano.

Passano poche ore, Beppe Grillo diffonde dal suo blog un post intitolato «Virginia non si tocca». È un messaggio che sorprende anche i membri del direttorio, insolitamente tenuti all’oscuro del pronunciamento del co-fondatore. Quando non proprio ostili, come Carla Ruocco e Roberto Fico, dal direttorio in questi giorni erano stati gelidi con Raggi: «A lei tocca governare, a lei toccano oneri e onori», dicevano Di Maio e Alessandro Di Battista. È un’ulteriore prova delle divisioni e dell’irritazione di Grillo per la situazione che va incancrenendosi. «Virginia Raggi è il sindaco di Roma, votata da 770.564 cittadini per realizzare il programma del Movimento 5 Stelle e ha tutta la mia fiducia», scrive Grillo. È un azzardo, il suo, soprattutto alla luce delle notizie che trapelano a proposito della posizione di Paola Muraro: l’assessora all’ambiente sarebbe indagata per associazione a delinquere.

Sullo sfondo la gigantesca questione delle Olimpiadi, che Raggi tiene come carta di riserva. Se la linea dei suoi oppositori dovesse prevalere dentro al M5S si aprirebbe un’altra partita. Con la sindaca svincolata dal M5S. E magari alla ricerca di un’altra maggioranza in nome del grande evento.