«La nostra vertenza va avanti dal 2006. Da quel giorno Ryanair in Italia è diventata un colosso, ma con noi è sempre stata un muro. Abbiamo indetto tre scioperi, questo sarà il secondo effettuato (il primo fu il 7 novembre 2016, ndr) senza che alcun lavoratore abbia aderito per paura di essere licenziato. Venerdì ci aspettiamo che finisca diversamente: già il fatto di aver reso pubblica la minaccia ricevuta dall’azienda è il segnale che qualcosa sta cambiando». Si sa, le parole «Cisl» e «sciopero» non fanno quasi mai rima. Ma in Ryanair è stata la Fit Cisl la prima federazione a proclamarlo con il suo segretario nazionale Emiliano Fiorentino.

 

Emilano Fiorentino Fit Cisl
Emilano Fiorentino Fit Cisl

 

Fiorentino, voi della Cisl contro RyanAir sembrate i più barricaderi. È sicuro che i vertici confederali siano d’accordo?
Per noi lo sciopero è sempre il mezzo estremo, siamo sempre per la mediazione e il confronto. Con RyanAir però abbiamo sempre trovato un muro, da dieci anni l’azienda non ci riconosce e lo sciopero è diventato un gesto inevitabile.

Questa volta si è unito anche il sindacato autonomo Anpac, molto forte tra i piloti, più garantiti rispetto al personale di volo. E l’azienda ha risposto con una mail molto dura che è stata resa pubblica dai lavoratori producendo una solidarietà mediatica inaspettata. È già un buon risultato.
Sì, è possibile che la mail sia arrivata anche altre volte. Le cose però stanno cambiando: il ricatto è così forte e tocca elementi così importanti per i lavoratori – il sistema di programmazione dei turni e quindi la stabilità della vita delle persone – che questa volta i piloti si sono ribellati.

Voi siete più forti tra il personale di volo. Nello sciopero precedente nessuno ha scioperato. Vi aspettate che venerdì finisca diversamente?
Dopo il caso dei voli cancellati, il disagio tra i lavoratori è molto aumentato e se fino a qualche mese fa avevano paura a contattarci ora ci sono centinaia di iscritti, non solo a noi della Fit Cisl. Per paura di ritorsioni nei loro confronti non abbiamo ancora trasmesso le deleghe all’azienda ma ci aspettiamo che venerdì qualcuno scioperi. Per queste quattro ore – dalle 13 alle 17 – qualcosa si muove. Lo sciopero comunque rientra nel percorso di riconoscimento del sindacato da parte di RyanAir, il nostro vero obiettivo.

Finora RyanAir non vi ha mai voluto riconoscere, ma siete riusciti almeno ad incontrare qualche suo rappresentante?
Abbiamo mandato moltissime richieste di incontro in questi 10 anni. Nel 2007 iniziammo denunciando la mancata contribuzione previdenziale, poi abbiamo seguito il filone relativo alle modalità con cui retribuiva il personale navigante. Non abbiamo mai avuto risposta e mai abbiamo incontrato un loro rappresentante. Per questo sciopero abbiamo seguito la procedura (l’agitazione inizialmente era prevista il 17 ottobre, ndr) e chiesto all’Enac di definire assieme a RyanAir i voli minimi garantiti per legge. Non hanno risposto e non si sono presentati neanche all’Enac.

Il governo aveva promesso di aiutarvi. A settembre il ministro Delrio convocato RyanAir al ministero dei Trasporti. C’è riuscito?
A due mesi a da quelle dichiarazioni non abbiamo avuto nessun tipo di aggiornamento o convocazione da parte del governo. Sappiamo che la prima volta Ryanair ha risposto al governo che non riconosce i sindacati, ma ci aspettavamo che il governo li riconvocasse. All’Enac sono andati per rispondere dei disagi per le cancellazioni ma niente gli è stato chiesto rispetto alle condizioni dei lavoratori e al rispetto dei contratti.

Ieri moltissimi ministri – Calenda, Orlando, Poletti – hanno attaccato RyanAir…
Speriamo che ci aiutino fattivamente ad ottenere relazioni sindacali normali, come con tutte le altre compagnie aeree, anche low cost.

Guardando anche al caso Amazon, l’impressione è che il sistema delle multinazionali stia scricchiolando: non riescono più ad ignorare voi sindacati e le condizioni pessime a cui costringono i lavoratori.
Sì, per fortuna il sistema scricchiola e lo confermano anche gli scioperi in Irlanda e Germania. Noi non siamo contro le multinazionali, vogliamo semplicemente che RyanAir renda il lavoro più dignitoso rispettando le regole di riferimento italiane. Non irlandesi.

Anche voi comunque – come la Filt Cgil – parallelamente portate avanti la via giudiziaria.
Sì, abbiamo diverse vertenze aperte: una per licenziamento, alcune per comportamento antisindacale e altre per il mancato riconoscimento del cosiddetto distacco transnazionale, la direttiva europea che prevede che le compagnie aeree rispettino le normative del paese in cui operano. Nei primi mesi del 2018 dovrebbero arrivare le prime sentenze.