E ora quel «Piano B», che lunedi Conte aveva giurato di non avere neppure «nel cassetto», potrebbe materializzarsi. Chi ha parlato con lui dopo il video bomba di Grillo lo descrive sereno, nonostante i giudizi sprezzanti del comico, nel senso che in ogni caso l’ambiguità andava risolta. E subito.

Ormai il dato è tratto, l’esperienza da leader in pectore, che durava da febbraio, è finita per sempre. Tra Conte e il M5S è finita. «Beppe ha fatto la sua scelta, quella di fare il padre padrone della sua creatura», il ragionamento nell’inner circle dell’avvocato.

E del resto lunedì Conte gli aveva chiesto proprio di scegliere tra l’essere «padre padrone» e genitore «generoso». «È la riprova che l’attuale statuto necessitava di un deciso salto di qualità in termini di democrazia interna», il gelido commento consegnato ai fedelissimi. Per questo lui aveva lavorato per 4 mesi a un «progetto politico serio e credibile». Che adesso resta nel limbo.

IL PUNTO È CHE FARE di quel progetto. Chi lo conosce assicura che difficilmente l’ex premier tornerà a fare il professore a tempo pieno lasciando la politica. Improbabile anche che si limiti, come aveva detto, a sostenere i candidati alle elezioni locali a Napoli e in Calabria che ha scelto insieme a Enrico Letta. Più probabile che il «progetto» cambi destinazione, e diventi l’embrione di un nuovo partito. Con la certezza di avere da subito con sé diverse decine di parlamentari M5S.

Un partito destinato a scontarsi col vecchio M5S a guida Grillo sullo stesso bacino di voti. E certamente partner del Pd nella coalizione che Letta sta cercando di costruire. Per il momento però le polveri si devono depositare. Niente annunci immediati.

AL NAZARENO la preoccupazione è a «livello massimo». Le tensioni dei giorni scorsi che Letta aveva derubricato alla «fisiologia nella costruzione di una nuova leadership» ora lasciano spazio a un campo di macerie. Non è un mistero che Letta pensasse che, alla fine, Conte l’avrebbe spuntata. E del resto in tutti questi mesi l’interlocuzione si è fatta sempre più intensa, le decisioni comuni si sono prese, come se Conte fosse già il capo del Movimento.
Ora il castello è crollato. Nel campo di macerie per i dem sarà difficilissimo muoversi. Su tutti i dossier: dalle alleanze locali all’elezione del nuovo Capo dello Stato fino alle politiche.

L’UNICA CONSOLAZIONE, per i piddini, «è che nessuno dei duellanti ha mai messo in discussione la prospettiva di un’alleanza con noi. E neppure il sostegno al governo Draghi». Al Nazareno ricordano che i rapporti sono buoni con Di Maio, Vito Crimi, il ministro Patuanelli. E anche con Grillo ci sono stati contati. Persino con Di Battista, seppur su posizioni assai distanti, c’è un dialogo.

PER LETTA IL PERICOLO più grave riguarda l’elezione del successore di Mattarella. «Con il M5S in pezzi sarà più facile per il centrodestra scegliere il nuovo presidente con la sponda di Renzi», è il ragionamento al Nazareno. «Per lui il voto sul Colle è l’ultima fiche per contare qualcosa. E sta già trattando con Salvini». «I 5 stelle evitino una deflagrazione, sarebbe solo un regalo alle destre», l’estremo appello del leader Pd. «Sull’elezione del nuovo presidente bisognerà essere uniti e avere le idee chiare. Spero che nel M5S riprenda il dialogo e che questo porti a un rafforzamento».

Parole di maniera, visto che ormai l’esplosione c’è stata. Tanto che si inizia a ragionare sulla possibilità di coabitazione, dentro la coalizione, tra il M5S di Grillo e il nuovo partito di Conte. Concetti non dissimili da quelli che circolano nella terza gamba dell’alleanza, la sinistra. «La scelta di Grillo è legittima, ma credo produrrà fratture», dice Arturo Scotto, numero due di Articolo 1. «Credo e spero che Conte continui a lavorare per rafforzare i progressisti in Italia. Se ci dividiamo, aiutiamo la destra».

VISTO L’OTTIMO RAPPORTO che c’è tra Conte, Roberto Speranza e Bersani, non è neppure escluso che il partito fuoriuscito dal Pd renziano nel 2017 possa essere un partner nella nuova avventura di Conte.

Festa grande invece tra i renziani. «Tutto davvero molto bene e tutto secondo le previsioni», twitta l’ex rottamatore. Ettore Rosato rincara: «Secondo Grillo “Conte non ha visione politica, né capacità manageriali, e di innovazione”. Stavolta ha ragione Beppe. Lo avevamo capito, infatti abbiamo staccato la spina al governo prima che potesse fare troppi danni».