[ACM_2]L’[/ACM_2]accordo ancora non è arrivato, ma sia Lavrov, sia Kerry hanno fatto capire di essere ottimisti. Il segretario di Stato Usa ha specificato di dover parlare con Obama di possibili soluzioni e di ritenere che sia fondamentale la presenza di Kiev ad un eventuale tavolo dei negoziati. Anche il ministro degli esteri russi è apparso positivo: l’idea di Mosca di una riforma costituzionale in Ucraina, capace di federalizzare lo Stato, potrebbe essere una garanzia per la trattativa. A giochi fatti, la Crimea e un governo pro Fmi a Kiev, sia Russia sia Stati uniti cercano di portare a casa una soluzione accettabile.

Da questo round diplomatico emerge, se mai ce ne fosse bisogno, l’assenza dell’Europa, persa tra le sue divisioni sulle sanzioni e i suoi tanti interessi in Russia. «Non accetteremo un cammino in cui il legittimo governo dell’Ucraina non sia al tavolo. Il principio è chiaro: nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina», ha specificato Kerry.

Un segnale di buona volontà da parte della Russia è arrivato ieri: mentre il ministero della difesa di Mosca annunciava il rientro nel distretto militare centrale della 15esima brigata di fanteria meccanizzata che era stata dispiegata nella regione di Rostov, non lontano dal confine ucraino, una fonte dello stato maggiore ucraino ha confermato l’avvio della graduale smobilitazione russa in questi ultimi giorni. Citando fonti militari, l’analista militare ucraino Dmytro Tymchuk ha aggiunto che ieri, poche ore dopo la conclusione dell’incontro a Parigi fra John Kerry e Sergei Lavrov, la presenza russa al confine con l’Ucraina si era ridotta a 10mila unità (negli stessi minuti da Kiev è invece giunto l’ennesima denuncia di movimenti indecifrabili di russi ai confini orientali).

Di sicuro la partita diplomatica ormai è in corso e per quanto Kerry cerchi di rassicurare Kiev, le decisioni saranno prese tra Mosca e Washington. Ieri il premier russo Medvedev si è recato in Crimea in visita ufficiale: un gesto rilevante a due settimane dal referendum sull’annessione alla Russia. L’obiettivo sarebbe stato quello di discutere dello sviluppo economico e sociale della penisola, per cui si prevede un futuro da zona di libero scambio.

Il premier russo, che ha annunciato la creazione di un nuovo ministero per le questioni della Crimea, e la nomina di Oleg Savelyev come responsabile, ha poi sollecitato il governo locale di Simferopoli a procedere all’attuazione delle misure per lo sviluppo socioeconomico delle due nuove regioni russe di Crimea e Sebastopoli. In questi giorni sono stati già rilasciati in Crimea 15mila nuovi passaporti russi, a fronte di 60mila richieste formalizzate. E il ministro della difesa Sergei Shoigu, primo esponente del governo russo a visitare la regione la scorsa settimana, ieri ha annunciato che la Russia sta mettendo a punto i piani militari per la sicurezza della Crimea (e delle basi che vi si trovano), piani che saranno l’oggetto di una riunione dei vertici militari venerdì.

Ieri è tornata di attualità la questione legata alla Transnistria, la regione stretta tra la Moldova e l’Ucraina. «Russia e Usa hanno concordato di impegnarsi al raggiungimento di un obiettivo condiviso da tutti: uno status speciale per la Transnistria in una Moldova unita, sovrana e neutrale», ha specificato Mosca. Putin avrebbe parlato della regione anche ieri, in una telefonata con Merkel.