Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno siglato nella serata di ieri l’accordo sulla rappresentanza: un’intesa “storica”, come l’hanno definita sia la segretaria della Cgil Susanna Camusso che il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. “E’ un accordo storico. Dopo 60 anni raggiungiamo un’intesa sulle regole della rappresentanza – ha detto Squinzi – Ci permetterà di avere contratti di lavoro pienamente esigibili”. La stessa soddisfazione ha mostrato Camusso: “Un accordo storico, che mette fine a una lunga stagione di divisioni”.

Uno dei primi a commentare la notizia è stato il segretario del Pd. Guglielmo Epifani: “L’accordo tra la Confindustria e i sindacati chiude in modo positivo il problema della certificazione della rappresentanza e della rappresentatività dei sindacati e apre una prospettiva di lavoro unitario sulle regole democratiche mentre in Parlamento si è aperta una stagione di riforme. E’ un bel segnale per tutti”, ha detto. A stretto giro di posta è arrivato il tweet del presidente del consiglio, Enrico Letta, anche lui lieto della nuova stagione unitaria che pare essersi aperta con questa firma: “Una bella notizia – scrive il premier – E’ il momento di unire, non di dividere, per combattere la disoccupazione”.

L’accordo norma sia la rappresentanza e la rappresentatività dei sindacati – cioè il loro reale peso in base al numero degli iscritti e ai voti ricevuti nelle elezioni dei delegati nei luoghi di lavoro – che la validità dei contratti. Quanto al primo punto, si prende a modello la legge già invigore dal 2001 nel pubblico impiego. Ai fini della determinazione del peso di ogni organizzazione, che determina la possibilità di sedere ai tavoli dei rinnovi contrattuali, valgono quindi: 1) le deleghe sindacali (trattenuta operata dal datore di lavoro su esplicito mandato del lavoratore) comunicate dal datore di lavoro all’Inps e certificate dall’Istituto medesimo; 2) i voti raccolti da ogni singola organizzazione sindacale nell’elezione delle Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) in carica (validità 36 mesi; il numero degli iscritti e il voto per le Rsu peseranno ognuno per il 50%, così come è previsto nel decreto legislativo 165 del 2001 per il pubblico impiego).
Questi due dati, iscritti e voto, verranno comunicati a un ente esterno certificatore (probabilmente verrà incaricato il Cnel) che procederà, per ogni contratto collettivo nazionale, a determinare il calcolo della rappresentanza di ogni organizzazione. Novità interessante: le Rsu saranno elette con il metodo proporzionale in base ai voti ottenuti, superando così la regola di un terzo garantito destinato finora ai sindacati firmatari dei contratti, e vi è l’impegno a rinnovare quelle scadute nei successivi sei mesi.

L’accordo diventa “esigibile”. Con l’intesa si stabiliscono regole che determinano le modalità con cui rendere esigibili, per entrambe le parti contraenti, i contratti nazionali. Un contratto è esigibile e efficace qualora si verifichino entrambi le seguenti due condizioni: 1) sia sottoscritto da almeno il 50%+1 delle organizzazioni sindacali deputate a trattare; 2) sia validato, tramite consultazione certificata, dalla maggioranza semplice dei lavoratori e delle lavoratrici, con modalità operative definite dalle categorie. La sottoscrizione formale del contratto che abbia seguito tale procedura diviene atto vincolante per entrambe le parti. Imprese e sindacati stabiliranno dunque delle regole di raffreddamento del conflitto da disporre in corso della vigenza del contratto: il sindacato che avrà firmato un accordo, quindi, non potrà indire immediatamente uno sciopero in caso si apra una vertenza, ma dovrà tentare prima un dialogo con la controparte, secondo un preciso percorso di tempi e procedure.