Si sono rivolti allo sportello legale della Camera popolare del lavoro dell’Ex opg Je so’ pazzo perché dove erano impiegati era impossibile avere rappresentanza sindacale.

Sono tre ex guide di Napoli Sotterranea, uno dei più famosi ipogei nel cuore dei Decumani, e tre ex camerieri della vicina pizzeria Sorelle Bandiera, affermano di aver lavorato (qualcuno per uno, altri per due anni) senza contratto: il loro sarebbe stato un lavoro totalmente flessibile, nessun diritto e neppure un guadagno fisso. I legali dell’Ex opg ieri hanno inviato le lettere di messa in mora per «il mancato pagamento a titolo di compensi per lavoro straordinario, supplementare, festivo, ferie non godute, permessi non retribuiti, trattamento di fine rapporto». Se non si dovesse arrivare a una composizione bonaria allora ci penserà il tribunale a stabilire se ci sia stato oppure no un rapporto di lavoro subordinato, da regolare con il contratto del commercio e turismo.

«Abbiamo pubblicato sul nostro sito una videoinchiesta – raccontano gli attivisti dell’Ex opg – perché sono in tanti in questa situazione e spesso non sanno come reagire. Il boom turistico degli ultimi anni nasconde spesso condizioni di impiego molto al di sotto degli standard di legge».

L’assessore al Lavoro del comune, Enrico Panini, ha definito il video «un pugno nello stomaco» invitando «la proprietà a un ripensamento della propria pratica e gli organi preposti a intervenire per ripristinare la Costituzione».

Napoli Sotterranea è un’Organizzazione non lucrativa di utilità sociale, fondata nel 1990 da Enzo Albertini, formalmente è un’associazione speleologica per la salvaguardia, il recupero e la sicurezza del sottosuolo. Come tutte le Onlus, non può produrre utili né ci possono essere prezzi per i servizi resi, solo contributi volontari.

Però per accedere al percorso guidato si paga una tariffa fissa, 10 euro a testa e solo in contanti. Alla fine della visita scatta la vendita di gadget: caffè, vino, ombrelli. Il giro nel sottosuolo viene offerto perché Napoli Sotterranea possiede una concessione demaniale, concessioni che hanno un costo sempre molto basso. Quando la proprietà dell’area è passata dallo stato al comune, l’amministrazione ha chiesto un aumento del canone, ma la Onlus ha fatto ricorso.

«Sul sito dell’associazione – spiegano gli attivisti – viene pubblicizzata la pizzeria Sorelle Bandiera, nelle pagine in inglese compare il tariffario del b&b Nerone che ha lo stesso numero di telefono dell’associazione, per accedervi si prendono le chiavi in pizzeria».

I ricorrenti, secondo Napoli Sotterranea, non sarebbero stati dipendenti ma volontari occasionali che, però, agli avvocati hanno raccontato: «Non avevamo l’assicurazione sul lavoro, non sapevamo quante ore avremmo fatto ogni giorno o quali fossero i giorni liberi. Il salario dipendeva da quanto stavi simpatico al capo: dai 2 ai 5 euro all’ora senza contributi, in contante a fine turno, quando poi ti dicevano a che ora dovevi presentarti il giorno dopo. Lavoravi per almeno 5 ore ma potevano chiederti di andare avanti anche per 13 ore senza pause. Se non sei disponibile non ti chiamano più».

Nella videoinchiesta raccontano casi di guide costrette a caricare materiale per la pizzeria o camerieri spostati in cucina; personale mandato a spicciare faccende private per gli amministratori.

«I rapporti tra dipendenti sono sanzionati – spiegano i denuncianti -, i capi promuovono un clima di paura, competizione e sospetto reciproco. Il percorso di Napoli Sotterranea e la pizzeria sono videosorvegliati, controllano tutti come in un incubo orwelliano».