Negli ultimi mesi l’economia britannica sta sperimentando una certa ripresa. Per alcuni commentatori il paese si starebbe avviando a diventare quello con la più alta crescita tendenziale del Pil all’interno del mondo sviluppato, per altri invece tale ripresa avrebbe un respiro corto. Comunque, già a partire dal 2012, prima che l’economia si rimettesse in marcia, si va registrando una diminuzione nei livelli della disoccupazione. Così, alla fine del settembre 2013, essa era scesa sino al 7,6% della forza lavoro del paese (Groom, 2013, a), la percentuale più bassa registrata dal maggio 2009. Quello che non aumenta, ma invece diminuisce, è il livello dei salari. Il mercato del lavoro, che presenta, tra l’altro, caratteristiche di grande flessibilità, è peraltro soggetto a una serie di altre tendenze negative.

Come abbiamo già documentato in un precedente articolo per quanto riguarda il caso statunitense, anche in quello britannico si registra una progressiva polarizzazione del mercato del lavoro (Groom, 2013, b), con la crescita del numero dei lavori più qualificati e contemporaneamente di quelli meno appetibili, con la riduzione netta invece di quelli che si collocano nella fascia intermedia, per effetto in particolare dello sviluppo tecnologico e dei processi di off-shoring.

Crescono contemporaneamente e fortemente i lavori part-time, quelli temporanei, nonché il lavoro autonomo, in gran parte certamente non per scelta. Il numero dei dipendenti che lavorano part-time perché non trovano un lavoro a tempo pieno è salito al settembre 2013 a quasi 1,5 milioni di persone, la cifra più alta da quanto si sono cominciate a raccogliere statistiche sul fenomeno, nel 1992 (Groom, 2013, a). I lavoratori autonomi sono oggi più di quattro milioni, pari al 14% della forza lavoro; essi sono cresciuti di recente di 370.000 unità, costituendo, tra l’altro, la gran parte dell’aumento nel numero degli occupati verificatosi nell’ultimo anno, mentre i quattro quinti del totale di tale gruppo sono costituiti oggi da persone di più di cinquanta anni, per la gran parte espulse dal mercato del lavoro dipendente (Panorama, 2013).

Dal punto di vista geografico, oggi l’occupazione aumenta, in particolare, a Londra e nell’Inghilterra dell’Est, molto meno nell’Inghilterra del Nord-Ovest o in Scozia. Londra appare in effetti in pieno boom grazie in particolare alla finanza e all’immobiliare, mentre, ad esempio, il Nord dell’Inghilterra registra un continuo processo di deindustrializzazione (The Economist, 2013, a).

Intanto, negli ultimi cinque anni le retribuzioni medie sono diminuite nel paese in termini reali, mentre quelle delle persone in posizioni direttive nelle grandi imprese hanno continuato a crescere. Così la paga mediana è ritornata al livello che essa aveva nel 2003 (The Economist, 2013, b). Invece, nel 2013 la remunerazione degli alti dirigenti è aumentata in media del 14% rispetto all’anno precedente. La remunerazione dei dirigenti bancari di alto livello, come documentato dalla European Banking Authority, è cresciuta in media nell’ultimo anno di ben un terzo, passando da 1,4 milioni di sterline nel 2011 a 2,0 milioni nel 2012. (…)

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