«Questo governo non è chiaro. Non si capisce se ha i soldi, se li trova, ma neanche quali priorità che si dà. Fa bene la Fiom a manifestare: questo governo va incalzato da subito». L’audizione di mercoledì scorso con il ministro del Lavoro Enrico Giovannini non ha portato nessuna notizia: e non è una buona notizia per Giorgio Airaudo, ex numero due Fiom e oggi deputato indipendente di Sel, che domani sarà in piazza con le ’sue’ tute blu.

Su cosa non è stato chiaro il ministro?

Gli abbiamo chiesto con quante risorse finanzierà la cassa in deroga, precisando che oggi molti lavoratori interessati non hanno più un’impresa. E allora sarebbe bene che venga finanziata subito, ma che usiamo questo tempo per trovare uno strumento di assistenza e di sostegno al reddito. E poi: bisogna rifinanziare i contratti di solidarietà rendendoli più flessibili e meno costosi per le imprese, sono fondamentali per mantenere un rapporto con il posto di lavoro. E ancora: per creare lavoro serve un piano pubblico. Magari partecipato con i privati, ma serve un new deal italiano legato alla tutela del territorio, alla ristrutturazione del patrimonio scolastico o artistico. Non sarà solo il mercato a ridare lavoro ai milioni di ultracinquantenni che lo hanno perso o ai giovani disoccupati. Infine le pensioni: l’idea che serva rendere flessibili l’uscita dal lavoro, dando un presunto diritto di scelta a chi va via prima, dopo aver cancellato le pensioni di anzianità, è una contraddizione: il grosso dei lavoratori raggiungerà la pensione con il sistema retributivo, quindi ha già una penalizzazione. Così gliene aggiungi un’altra.

Giovannini ha detto no?

È stato evasivo. Ha risposto solo sul tema della rappresentanza: gli abbiamo spiegato che gli accordi delle parti sociali non coprono tutti i cittadini che lavorano, alcune grandi imprese come la Fiat sono fuori. Lui ha detto che sa che c’è un problema, e menomale, e che non esclude un intervento legislativo sulla rappresentanza sindacale: ma a posteriori, dopo gli accordi.

Il governo si è appena insediato. Non è presto per chiedere soluzioni?

Per me è curioso che a quarantotto ore dal consiglio dei ministri, il ministro non sia ancora in grado di rispondere sulla cassa in deroga. Ho l’impressione che il governo sia bloccato. Vede, per trovare i soldi bisognerà fare delle scelte. Se il governo mette tutte le risorse che riesce a trovare sull’Imu, che è una bandiera di una delle forze politiche della coalizione, rischia poi che non ci siano più soldi per il lavoro, che è invece il problema che hanno i cittadini di questo paese: chi l’ha perso, chi rischia di perderlo, chi lo cerca.

La maggioranza Pd-Pdl non riuscirà a dare le risposte urgenti che servirebbero?

Mi sembra difficile. Se le risorse ci sono, va fatto un piano per il loro utilizzo. Ma questa maggioranza non ha la coesione per decidere le soluzioni. Tanti lavoratori ci descrivono situazioni surreali: dalle donne che si sono beccate nove anni in più di lavoro; ai ferrovieri che dovrebbero guidare treni fino a 70 anni facendo una sola visita di salute all’anno perché questo prevede la normativa, e dubito che uno di 67 anni possa anche solo salire su un locomotore. Insomma, la riforma delle pensioni non ci ha consegnato solo, si fa per dire, il problema degli esodati. È da rifare d’accapo.

Già boccia il governo?

Resto contro le larghe intese. Il governo ci chiede di giudicarlo dai fatti? Per ora siamo agli annunci generali, non si dettagliano gli interventi. Ma non è più tempo di annunci, è tempo di soluzioni. E il ritorno il piazza della Fiom, con una piattaforma di proposte mi sembra il modo migliore per provare a garantire che il governo si dia una mossa.

Alla manifestazione Fiom andranno anche Cofferati, Barca, Vendola e Rodotà: quasi tutta la sinistra anti larghe intese. Cosa può significare?

Intanto significa che questi politici trovano nelle proposte dei metalmeccanici un punto di riferimento. Essere capace di unire anche al di là delle appartenenze politiche è un merito che va alla Fiom, che tanto spesso viene accusata invece di dividere. C’è un vuoto di rappresentanza politica del lavoro da colmare: spero che sia un inizio.

Il fatto che ora segretario del Pd sia Guglielmo Epifani, un sindacalista Cgil, non sposta niente sul tema della rappresentanza politica del lavoro?

Non si è sindacalisti per sempre. Quando non si fa più il sindacalista, non lo si è più. Oggi Epifani è segretario del Pd: vedremo i suoi atti politici. E a me sembra difficile dare forza e rappresentanza al lavoro governando con chi il lavoro lo ha umiliato, in questi anni. Per capirci e per fare un esempio: governando con l’ex ministro Sacconi.