Il secondo romanzo di Marinella Saiu – I narcisi non sono fiori per Robin Edizioni (pp. 152, euro 10) – potrebbe essere definito un giallo esistenziale. All’inizio della storia, infatti, la protagonista Lavinia prende dalla cassaforte di sua madre tutti i gioielli, lascia il suo futuro marito e scappa da Verona per approdare a Roma. Le lettrici e i lettori sapranno solo alla fine del romanzo, come in ogni giallo che si rispetti, qual è stata la ragione di questa fuga improvvisa. La costruzione della trama ha qualcosa di meccanico, perché la risoluzione finale arriva grazie a un escamotage narrativo facilmente riconoscibile, ma che non disturba, anzi soddisfa la legittima curiosità di sapere perché Lavinia abbia abbandonato la sua città, che ama, Sebastiano, il ragazzo con cui è felice da anni e la sua vita serena.

NEL ROMANZO, allora, a risultare interessanti sono le riflessioni di Lavinia e una certa capacità di Saiu di raccontare l’inconsueto. Lavinia è una giovane donna che nel romanzo compie trent’anni, figlia dell’alta borghesia veneta, che appena arriva a Roma vende ciò che ha sottratto dalla casa dei suoi, ricavandone molti soldi. Inizia così la sua pausa, il suo ricovero nella capitale, che trascorre principalmente aggirandosi per la città e visitandone la bellezza, i monumenti, le mostre. A lungo andare Lavinia percepisce come la capitale, seppur all’apparenza possa sembrare una città ospitale, non sia aperta davvero all’incontro. Lavinia si stupisce di come non riesca a costruire amicizie, si sente sola.
La ragazza però è molto corteggiata, è seducente, elegante. Saiu riesce a farci percepire la raffinatezza dei suoi gesti e del suo modo di pensare. Appena arrivata a Roma, di stanza alla Casa Internazionale delle donne, prima di affittare un piccolo appartamento a Trastevere, incontra Chiara. Sta festeggiando il suo compleanno lì, in via della Lungara, sede di molte associazioni femministe italiane. Lavinia è incuriosita dalle «femministe separatiste lesbiche. Si guardò intorno un po’ spaesata e divertita: per la prima volta si trovava in un posto con così tante donne, senza l’ombra di un uomo».

TRA LEI E CHIARA nasce subito un’attrazione reciproca: le due iniziano a frequentarsi, si piacciono molto, ma non basta. Chiara non riesce a superare la paura per la bisessualità di Lavinia e non sa evitare di addossarle degli stereotipi offensivi e castranti, accusandola di non essere adeguata: «io sto soltanto con le lesbiche, le bisessuali non esistono. Ci sono solo le ambigue come te e tu sei sempre ambigua». Chiara poi è gelosa di Marco con cui Lavinia lavora: gli fa da modella per il suo nuovo quadro e anche lui si è innamorato di lei.
Nel tentativo di capire perché la sua vita sia andata a rotoli e immaginare come iniziarne una nuova, Lavinia non cede al vizio di usare gli altri, di giocare con loro come è stato fatto con lei. Chiara e Marco la vogliono perché lei è un mistero, è straniera, è perturbante e in fondo si innamorano anche del suo dolore. Lavinia è troppo intelligente, però, e per questo non si lascia affascinare. Cerca solo comprensione, ma per trovarla può solo ricominciare dal passato.