Nella guerra, denominata «Tempesta del deserto», l’aviazione Usa e alleata effettua in 43 giorni, con 2800 aerei, oltre 110 mila sortite, sganciando 250 mila bombe, comprese quelle a grappolo che rilasciano oltre 10 milioni di submunizioni.

Vengono usate dalle forze aeree e terrestri 700-800 tonnellate di proiettili a uranio impoverito, tra cui un milione da 30mm sparati da aerei ed elicotteri, e 14000 da 120 mm sparati dai carri armati. Vengono usate anche migliaia di testate a uranio impoverito, di cui sono dotati missili da crociera e razzi.

Affiancano quelle statunitensi forze britanniche (36.000 uomini) e francesi (15.600); l’Arabia Saudita schiera 67.500 effettivi, l’Egitto 35.600, la Siria 20.800, gli Emirati 14.000, il Pakistan 10.000 (più 2.000 mujahidin afghani), il Canada 2.200, il Bangladesh 2.000, l’Italia 1.300, il Marocco 1.200, l’Australia 600, la Spagna 500, Olanda e Belgio 400 ciascuno, la Grecia 200; partecipano con forze militari anche Turchia, Danimarca, Norvegia, Bulgaria, Nuova Zelanda, Sierra Leone, Argentina, Honduras, Senegal, Niger; Uno schieramento senza precedenti, dalla Seconda guerra mondiale in poi, composto di forze provenienti da tutti i continenti.

L’Italia partecipa alla guerra con 12 cacciabombardieri Tornado, che effettuano 226 sortite sganciando 566 bombe in missioni decise e coordinate dal comando statunitense. La base Usa di Camp Darby rifornisce dall’Italia le forze aeree e terrestri nel Golfo.

Gli Stati uniti, che forniscono il 70% dei 750 mila uomini della coalizione, impegnano nella guerra il 75% dei loro aerei tattici (1.950 su 2.600); il 42% dei loro carrarmati più moderni (2.500 su 6.000); il 46% delle loro portaerei (6 su 13); il 37% dei loro effettivi terrestri (280.000 su 761.000); il 46% per cento dei marines (90.000 su 195.300).