Inizia un anno cruciale per l’America Latina. Brasile, Messico, Colombia, Venezuela e Paraguay vivranno elezioni presidenziali che decideranno il colore politico del subcontinente, ovvero se tornerà ad essere dipendente dal capitalismo offshore nordamericano o se vi sarà una risacca della «marea rosa» iniziata 20 anni fa con l’elezione di Hugo Chavez in Venezuela.

E ANCHE CUBA vivrà un cambio generazionale -in primis con il ritiro di Raúl Castro dalla presidenza- che dovrebbe irrorare con sangue nuovo la Revolución, vittoriosa 59 anni fa.
In vista di questa situazione è giunta ieri all’Avana l’Alta rappresentante dell’Unione europea per la politica , Federica Mogherini. Lo scopo di tale visita è chiaro: «Riconfermare la forte relazione» tra l’isola e il blocco comunitario europeo dopo l’Accordo per il diaolgo politico e la cooperazione, entrato in vigore provvisoriamente lo scorso novembre.

L’Accordo diventerà pienamente attivo quando sarà concluso il processo -in corso – di approvazione del testo da parte dei 28 parlamenti nazionali.

La responsabile della diplomazia europea è intenzionata però ad accelerare i tempi, dando concretezza «in maniera ambiziosa e rapida» alla ripresa dei rapporti bilaterali – economici e politici – dopo il gelo causato dalla «Posizione comune», voluta nel 1996 dal premier spagnolo Aznar e dalla destra europea.

IERI MOGHERINI ha iniziato la visita incontrando il ministro cubano per il commercio estero Rodrigo Malmierca e affrontando il tema degli investimenti esteri , argomento cruciale per il futuro prossimo dell’economia dell’isola.

È seguita una conferenza magistrale della rappresentante europea sul tema «L’unione europea e l’America latina» nel Collegio San Geronimo nel centro dell’Habana Vieja, la parte coloniale della capitale da molti anni in corso di restaurazione e diventata ormai il must dei turisti.

Sempre nella zona storica è seguita la visita a un centro per adolescenti finanziato con fondi della cooperazione europea con l’appoggio dell’Unicef e dell’Oficina del Historiador della capitale- istituzione preposta alla ristrutturazione della parte coloniale dell’Avana.

La parte prettamente politica della visita è riservata all’incontro che la responsabile della diplomazia europea avrà questa mattina con il ministro degli esteri, Bruno Rodríguez Parrilla, per preparare il primo comitato congiunto Ue-Cuba a livello ministeriale e dare così concretezza alla parte più delicata dll’Accordo.

Ovvero la collaborazione politica, criticata da alcuni governi di destra europei, come quello polacco o ungherese, che di certo non brillano nei confronti dei migranti extracomunitari per il rispetto di quei diritti umani che rivendicano nientemeno che a nome del popolo cubano. La visita si concluderà con una conferenza stampa.

CUBA HA ESTREMO BISOGNO di migliorare le relazioni economiche con l’Ue. L’anno nuovo non sarà «un cammino cosparso di rose», ha affermato il ministro dell’economia Ricardo Cabrisas, pur pronosticando per l’anno che inizia una crescita del 2% del Pil.

Si tratta di previsioni che si basano su una crescita del turismo (+ 4,2%), delle costruzioni (+12%) e, appunto, del commercio estero (+6,7%) secondo le cifre fornite dal quotidiano della gioventù comunista, Juventud rebelde. Ma che sono accolte con cautela da alcuni econmisti cubani -e nettamente criticate dagli “esperti” nordamericani.

Il presidente statunitense Donald Trump ha infatti messo in chiaro che manterrà la marcia indietro nel processo di normalizzazione con l’isola voluto dal suo predecessore e che ha portato al congelamento dell’attività dell’ambasciata Usa all’Avana –di recente è stato confermato che i visti per i cittadini cubani saranno concessi dall’ambasciata Usa a Bogotà, Colombia.

Continuerà anche la politica aggressiva nel settore del turismo, che ha causato una netta flessione del flusso di visitatori statunitensi, fatta eccezione per i croceristi (che però apportano molto meno all’economia dell’isola).

Seguirà anche la crisi in Venezuela, l’alleato politico ed economico più importante, che l’anno scorso ha tagliato i rifornimenti di petrolio all’isola, in parte compensati da un accordo con una società russa favorito dal presidente Putin. Infine, scrive Juventud rebelde, non accenna a migliorare la «tesa situazione di carattere congiunturale nel bilancio delle divise» dell’isola.
.