Riparte la mobilitazione mondiale in difesa del clima in vista del Climate Action Summit dell’Onu di lunedì 23 settembre a New York. Una settimana di eventi e manifestazioni che concluderà con il terzo sciopero globale per la giustizia climatica, in programma per venerdì 27. Numerosi i cortei sono previsti nelle principali città europee, nella speranza che la classe dirigente mondiale sappia far fronte all’«imminente emergenza climatica».

SCENDERANNO DUNQUE nuovamente in piazza gli studenti, dopo la mobilitazione dei «Fridays for future», gli scioperi del venerdì per il clima che negli scorsi mesi hanno riversato milioni di studenti nelle piazze di tutto il mondo. Un appuntamento settimanale cresciuto nel tempo, in visibilità e partecipazione, fino allo scorso sciopero globale per il clima del 24 maggio (due giorni prima le elezioni europee). Le motivazioni di questa nuova ondata di manifestazioni restano le stesse: misure concrete per scongiurare i danni, ambientali e sociali, del riscaldamento globale. «Il futuro è adesso, non abbiamo un pianeta B» rimane lo slogan degli studenti che questa volta chiamano in causa tutta la società civile, per una mobilitazione intergenerazionale.

«ANCHE GLI ADULTI scenderanno in massa nelle piazze per chiedere di salvare il pianeta» è il messaggio di Adelaïde Charlier, leader del movimento studentesco belga. «Continueremo a manifestare perché nonostante la questione del clima sia oggi un argomento di primo piano nel dibattito pubblico e politico, registriamo l’assenza di azioni concrete» ribadisce Adelaïde alla vigilia del Climate Action Summit 2019 di New York, dove capi di stato (per l’Italia il premier Giuseppe Conte e il ministro pentastellato per l’ambiente Sergio Costa), imprenditori, ong e attivisti si incontreranno per parlare di clima. L’evento sarà preceduto dallo Youth Climate Summit, il vertice dei giovani sul clima in cui saranno presenti i rappresentanti del movimento studentesco di tutto il mondo, inclusa la giovane attivista svedese Greta Thunberg, ispiratrice dei «Fridays for future», che ha raggiunto il continente americano in barca a vela.

NUMEROSE LE INIZIATIVE nelle principali città europee per questo terzo sciopero globale per il clima. Roma, Bruxelles, Londra, Mosca, Madrid, Amsterdam, Stoccolma e Oslo accoglieranno i cortei di studenti e della società civile. A Parigi in programma una doppia manifestazione, per il 20 e il 21 settembre, con lo slogan « la crisi climatica non aspetta, e allora nemmeno noi». A Berlino è stato allestito un’area campeggio gratuita con attività per famiglie, nella speranza di mobilitare una piazza intergenerazionale. Barcellona e Copenhagen, invece, scenderanno in piazza il prossimo venerdì 27 settembre. Tutti i cortei saranno accompagnati da eventi dal carattere ludico ed educativo, concerti e dibattiti per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi del riscaldamento globale.

E PROPRIO sulla sensibilizzazione che scommette il movimento studentesco del Belgio (Youth4climate Belgium), il primo, dopo l’azione solitaria della giovane attivista svedese Greta, ad aver avuto risonanza mediatica internazionale, chiamando oggi in causa l’istituzione scolastica. Gli studenti belgi hanno scritto una lettera aperta a tutto il corpo docente per chiedere che la questione climatica sia inserita nel programma scolastico nazionale. «L’emergenza climatica è una tematica organica e tutte le discipline possono contribuire a far capire in che modo essa ci riguardi». Youth for Climate propone di partire dalla domanda: «Quel è l’impatto del clima sul mio vissuto quotidiano?». Scopo dell’iniziativa è mettere in campo strumenti pedagogici capaci di affrontare la «complessità della questione climatica» e sensibilizzare tutta la società civile, partendo dalle giovani generazioni.

INTANTO A RACCOGLIERE l’appello degli studenti, per una mobilitazione intergenerazionale, è la Coalition Climat, un’organizzazione composta da 70 fra associazioni, ong e gruppi informali di cittadini del Belgio con l’iniziativa «100 giorni per il clima». «Il nostro è un movimento che intende fare pressione affinché vengano prese misure ambiziose in materia di difesa del clima» sottolinea il suo portavoce Nicolas Van Nuffel. L’appello è rivolto alla classe dirigente belga chiamata ad agire in fretta. Il conto alla rovescia partirà il prossimo 22 settembre (alla vigilia del Climate Action Summit 2019) e terminerà il 31 dicembre, data ultima per l’esecutivo belga per presentare alla Commissione europea il Piano nazionale energetico per il clima, e quindi per spiegare in che modo intenda ridurre le proprie emissioni del 40 % per il 2030.