Si riapre la tensione tra Italia e Francia sui migranti sul fronte di Ventimiglia.

A poca di distanza dal confine, a Mentone, è stata denunciata dall’Autorità francese di controllo generale dei luoghi di privazione della libertà (Cglpl) una condizione disumana nell’accoglienza dei migranti che arrivano dall’Italia. Gli ispettori francesi hanno duramente criticato i doganieri di Mentone definendo «indegna» la polizia frontiera.

Le polemiche sembravano sedate in Francia dopo la violenta irruzione a Bardonecchia della gendarmeria, e dopo che i volontari di Tous migrants hanno avanzato il sospetto che la morte di una giovane donna nigeriana sia stata causata da un pericoloso inseguimento poco distante dal confine del Monginevro.
Ieri una nuova tegola si è abbattuta sulle forze di frontiera francesi.

L’accoglienza dei migranti da parte della polizia di frontiera (Paf) al confine di Mentone è «indegna e irrispettosa dei diritti»: è la conclusione di Adeline Hazan, responsabile dell’autorità di controllo indipendente che ha effettuato una visita di una settimana nelle strutture della Police aux Frontières (Paf) nella cittadina francese al confine con l’Italia. Le conclusioni senza appello sono state anticipate ieri mattina da Le Monde. Per il Cglpl «l’assistenza quotidiana degli stranieri si effettua in condizioni indegne e irrispettose dei diritti». Tra i punti critici: le procedure di espulsione verso l’Italia eccessivamente sbrigative «nel diniego delle regole del diritto», l’assenza di interpreti professionali, le terribili condizioni di accoglienza nelle strutture della Paf tra sporcizia, detriti, assenza di materassi, coperte, né pasti per i migranti. Mentre i sanitari sono in uno stato «immondo» e mancano alcuni materiali igienici. Nel rapporto, Adeline Hazan deplora anche i rischi che pesano sugli agenti di polizia piazzati in una situazione di «tensione psicologica».

La linea di confine tra Italia e Francia assomiglia sempre più a una cortina di ferro, e il passaggio dei migranti Oltralpe non rappresenta la conclusione dell’odissea.

Il confine tra Ventimiglia e Mentone è pesantemente militarizzato dalla gendarmeria, ma è soprattutto l’assenza di un porto franco in terra francese a rappresentare il maggiore pericolo.

Differentemente da Briançon, oltre la val Susa, una volta giunti a Mentone o a Nizza, i migranti sono privi di un appoggio delle organizzazioni non governative. Per questa ragione quasi tutti ormai si stanno spostando verso la val Susa. Il confine sud rappresenta una trappola da cui sfuggire è sempre più complesso, quasi impossibile se si viene intercettati dai gendarmi, che hanno il potere di rimpatriare in un raggio di ottanta chilometri dal confine.

Il tratto ligure di confine è inoltre quello più infestato dai passeur, che operano stipando nei furgoni i migranti che sono disposti a pagare anche mille euro: non sono rari anche i casi di giovani africani che si avventurano lungo i pericolosi orridi che si trovano a nord di Ventimiglia.

Il rapporto di Cglpl evidenzia cosa accade una volta che i migranti vengono intercettati e ritenuti sans papiers: controlli a pioggia senza aiuti di interpreti, con i migranti impossibilitati a parlare con i legali o con i famigliari.

«L’obiettivo degli agenti francesi», si legge a conclusione dell’inchiesta, «è il respingimento del migrante fermato al confine franco-italiano con un unico risultato, garantire che la frontiera sia sigillata nel totale diniego delle regole di diritto».