L’Austria schiera settanta militari lungo i trentina chilometri di confine del Brennero per aiutare la polizia a bloccare i migranti. Ma «non saranno messi in azione i panzer», assicura Vienna. La decisione, annunciata ieri, è stata presa a causa «dell’aumento dei clandestini sui treni merci a luglio». Secondo le autorità austriache, i tentativi di ingresso variano tra i 10 e i 25 al giorno con punte di 45 nel fine settimana. La novità non è stata presa bene dal lato italiano del confine. Il governatore altoatesino, Arno Kompatscher, ha commentato: «Non c’è alcuna necessità dell’intervento dei militari». Irritato il Viminale: «Non giustificata l’iniziativa al Brennero. La situazione è tranquilla: nei primi sette mesi del 2017, alla frontiera italo-austriaca, è stato inibito l’ingresso a 1.200 stranieri». Il ministro Marco Minniti avrebbe chiesto al Dipartimento della Pubblica sicurezza di fare un passo verso i propri omologhi per far rientrare l’intervento. I flussi migratori a luglio hanno toccato il punto più basso, per il periodo, degli ultimi tre anni ma il 15 ottobre ci saranno le elezioni in Austria e mostrare i muscoli alla frontiera aiuta i partiti nei sondaggi.

La decisione austriaca ha incrinato il clima di concordia europeo. Il governo italiano ieri ha risposto alla lettera ricevuta il 25 luglio dal presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, firmata anche dal vice Frans Timmermans e dal commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. Oggetto: la gestione dei flussi attraverso il Gruppo di contatto permanente. La Ue ha offerto all’Italia risorse aggiuntive per rimpatri, ricollocamenti e allontanamento rapido di chi ha ricevuto il diniego alla richiesta di asilo. «Il governo è pronto ad accogliere le iniziative che proponete» ha scritto Gentiloni mentre, per quanto riguarda i salvataggi in mare, ha chiesto «soluzioni in ambito Frontex per ampliare la collaborazione».

Nel testo si batte sul tema dei fondi (chiedendo «un maggior sforzo europeo»), soprattutto verso Tripoli: «Gli stati membri finanzino in modo significativo, prima del Consiglio europeo d’ottobre, il fondo fiduciario Ue per l’Africa, anche per sostenere l’attività di Unhcr e Oim in Libia». Gentiloni, in particolare, chiede che venga «approvato il finanziamento anche delle prossime fasi del progetto» proposto da Minniti, per un totale di 270 milioni di euro fino al 2026. Si tratta di fondi da impiegare per la difesa dei confini libici, per «rafforzare la frontiera meridionale, sostenere lo sviluppo economico delle comunità locali e dei paesi di transito confinanti». Finanziamenti che si andranno a sommare ai 46 milioni già andati alla Libia.

Gentiloni tocca anche il tema della riforma del Sistema di asilo e del regolamento di Dublino: «Non si può prescindere dal principio di redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo tra stati membri». Un tema su cui hanno fatto muro quasi tutti i paesi, rifiutando i ricollocamenti. Una prima risposta è arrivata da Avramopoulos: «Contiamo sul sostegno di tutti nel mostrare solidarietà all’Italia».

Clima sereno, quindi, intorno a una linea politica basata sul bloccare i flussi in Africa. Il Piano d’azione della Commissione, approvato dai ministri dell’Interno Ue a Tallinn il 6 luglio, è la road map su cui convergono le missive verso e dall’Italia: fondi aggiuntivi fino a 100 milioni sulla legge Minniti «per accelerare le procedure di asilo e rimpatrio»; un nuovo accordo sui ricollocamenti; 500 esperti di Frontex e più fondi per aumentare i rimpatri; 40 esperti per velocizzare l’esame delle richieste di asilo.

Nei prossimi giorni Minniti e Avramopoulos incontreranno a Roma sindaci e governo libici per discutere di progetti di sviluppo. Il 28 agosto si riunirà la cabina di regia dei ministri dell’Interno di Italia, Libia, Mali e Niger per rafforzare la vigilanza sul confine sud della Libia. Lo stesso giorno a Versailles ci sarà un vertice tra Italia, Francia. Germania e Spagna per discutere ancora di Libia e strategie nell’area.