Al Brennero per ora niente soldati, ma oggi iniziano al confine tra Austria e Italia i lavori per la costruzione di una barriera. Sono difficili, ha detto il capo della polizia tirolese all’agenzia Apa, una sfida: l’autostrada è a più corsie, così i treni e la superstrada, che diventerà Registrierstrasse, strada per le registrazioni. La valle è larga 250 metri che saranno fortificati. Tutto per controllare l’accesso di migranti e rifugiati provenienti dall’Italia. L’Asfinag, l’anas austriaca, inizierà dal parcheggio dei camion, termine lavori previsto per la fine di maggio.
L’attivismo del governo austriaco non si ferma neanche un secondo. E neppure le dimissioni inattese della ministra degli interni Johanna Mikl-Leitner, partito popolare (Oevp), decise domenica cambiano il ritmo. La ministra hardliner se ne va per uno scambio di poltrone: sarà prima vicepresidente della sua regione, la Bassa Austria, roccaforte popolare e in futuro presidente, mentre il suo rivale Wolfgang Sobotka diventerà il nuovo ministro degli interni proseguendo sulla stessa linea politica, ha assicurato.
Frenesia anche legislativa. Non bastava aver stabilito un molto discusso tetto massimo del numero di rifugiati da accogliere. E neppure la drammatica chiusura della rotta balcanica, che ha blindato il confine austriaco. In cantiere è un ulteriore inasprimento del diritto d’asilo, «un nuovo folle raptus» come lo definisce la ong Asyl in Not. Una legge concepita per dotare il governo della facoltà di abrogare le norme centrali del diritto d’asilo proclamando lo stato d’emergenza.
In settimana la nuova legge verrà discussa in parlamento e dovrebbe entrare in vigore ai primi di giugno. Prevede la possibilità di decretare «norme speciali per il mantenimento dell’ordine pubblico e la tutela della sicurezza interna» applicabili sulla base di emergenze previste, non effettive, legate a presunti massicci arrivi di rifugiati. La stessa logica che vuole i soldati al Brennero. In questi casi di emergenza ai rifugiati che arrivano in Austria può essere negato l’ammissione alla procedura d’asilo, concessa solo per ricongiungimenti familiari o per chi fuori dall’Austria rischia la tortura o trattamenti disumani. Le domande d’asilo potranno essere presentate in appositi centri di registrazione da allestire ai confini, dove sverranno trasferiti anche quanti si trovano già nel paese.
Per congedare il decreto in tempi rapidi è prevista la procedura d’urgenza, senza perizie di esperti esterni. Sono insorti lunedì ong, associazioni, i Verdi e anche il partito socialdemocratico di Vienna (Spoe), del sindaco Michael Haeupl. Per Amnesty International la bozza «mette in discussione i fondamenti dello stato di diritto». Caritas, diaconia evangelica e Croce rossa denunciano «l’abolizione di fatto del diritto d’asilo, a prescindere dal grado di bisogno di protezione». Con un appello chiedono ai deputati di essere consapevoli che sono sotto attacco anche la carta europea dei diritti fondamentali, la convenzione dei diritti umani e la costituzione. «Potete conciliare con la vostra coscienza una legge di emergenza che non si basa su nessuna emergenza?». «Sarà un programma di sostegno ai trafficanti» e «ci saranno più morti» si legge nell’appello. Critico anche il partito socialdemocratico di Vienna, la roccaforte Spoe del sindaco Michael Haeupl che giudica «inaccettabile» la proposta del ministero degli interni.