Stretti alla balaustra che separa piazza Montecitorio dallo speaker corner dove si affollano le proteste contro i governi, o le richieste di interlocuzione con questo o quel ministro, ieri 400 laureandi e neolaureati aspiranti specializzandi i medicina hanno manifestato per chiedere l’aumento dei fondi della formazione post-laurea. Davanti a loro vedono un futuro di precarietà, ma ancora più vicina è la prospettiva di non riuscire ad entrare in una scuola di specilizzazione dopo sei anni di studio.

Questa mobilitazione spontanea è nata in rete con la petizione online #medicisenzafuturo che ha raccolto oltre 35 mila adesioni e ha denunciato l’«imbuto» in cui si trova la formazione di tutti i professionisti come avvocati, architetti, ingegneri. L’aumento degli iscritti all’università ha portato alla crescita dei laureati in medicina che oggi non trovano posto nelle scuole di abilitazione che nel frattempo sono state tagliate a causa della speding review sulla sanità. Nemmeno l’introduzione del numero chiuso è bastato per «sgonfiare» una domanda crescente di cure e di medici, tra i quali oggi cresce la disoccupazione e la precarietà.

«Ospedali scoppiati, medici disoccupati» e «curatevi di chi vi cura» hanno urlato ieri in piazza gli studenti, tutti di età compresa tra i 23 e i 26 anni. Una buona parte di loro rischia di non trovare posto in una scuola di specializzazione il prossimo 31 luglio quando uscirà un bando con il numero dei contratti disponibili. Al momento le risorse disponibili sono sufficienti per finanziare circa 3.300 contratti di formazione, più 900 borse di medicina generale, a fronte di circa 10 mila medici aspirandi specializzandi che hanno terminato, o stanno per farlo, il lungo corso di studio in medicina di 6 anni.

Alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin i medici hanno chiesto 100 milioni di euro di fondi aggiuntivi per creare più posti e permettere l’accesso alla specializzazione ad almeno 9 mila candidati (6.700 neolaureati a cui aggiungere quelli che non hanno superato il test negli anni scorsi). La ministra ha promesso al comitato promotore di trovare i fondi necessari nel Def che il governo dovrà presentare entro il 10 aprile. Sono diverse le ipotesi dal comitato promotore della manifestazione su dove reperirli, tra le quali c’è anche quella di usare «mezzo F-35».

Tra slogan, striscioni e finte carte d’imbarco senza data di ritorno con le quali gli specializzandi hanno denunciato il rischio di partire senza ritorno verso paesi europei e non, è stato messo in scena il problema del lavoro della conoscenza in Italia. Ci vogliono 1,5 miliardi di euro per laureare e specializzare 10 mila medici, 150 mila euro a testa per 11 anni di studio (dati Anaao Giovani). Oggi questi soldi non servono allo Stato per trovare altrettanti posti negli ospedali, anche perché il governo Monti ha predisposto un piano di tagli da 30 miliardi di euro dal 2010 in poi.

Gli aspiranti medici vedono il loro «capitale cognitivo» perdere valore, travolto dai tagli all’università e alla ricerca di Tremonti e Gelmini (1,1 miliardi di euro). Un sistema impazzito che li sta precipitando in una zona grigia dove anche il lavoro precario specializzato si alterna con la disoccupazione.