Dieci anni di assenza, nel pop moderno è atto di temeraria follia. «Forse sono lenta – spiega – ma non mi va di uscire tanto per farlo». L’Aura si ripresenta con un bel disco pop d’autore leggero ma non ruffiano, cantato splendidamente ma questa era una certezza. Copertina coloratissima, allegra, ma in realtà i testi – per i quali l’artista bresciana si è creata ben tre alter ego: Mary Jane, Lucy e Lisa, sono spesso crepuscolari: «Sono tre figure che raccontano al posto mio quanto mi è successo in questi anni. Nei primi dischi mi sono guardata sempre fuori, negli ultimi sono stata più introspettiva».
Un’immersione totale nel pop anni ’60 ’70 e ’90, saltando a pie pari gli ’80…: «In quegli anni c’è stata un’epidemia di sintetizzatori che assomigliano pericolosamente ai pezzi che suonano ora per radio, musica artificiale fatta da computer. Non dico che in quegli anni non siano uscite canzoni o gruppi importanti, ma non mi interessava analizzarli». Alternando brani in italiano e in inglese, c’è spazio anche per una storia d’amore non convenzionale: nel video di La meccanica del cuore una donna interpreta un uomo: «La coppia omosessuale è stata sdoganata ma fino a un certo punto, a parole tutti dicono sì alle unione civili ma all’atto pratico c’è decisamente un po’ più di scetticismo…».