Ha voluto che fosse una visita non rituale – “la mia non è una passerella” – si è fermata ad ascoltare le storie dei detenuti, e si è indignata dopo aver visto con i propri occhi, con la dovuta compostezza, come si addice a un presidente della Camera quando varca la soglia di un carcere italiano. Dove “la situazione – come ha ammesso ieri mattina Laura Boldrini – è intollerabile e non più accettabile a causa del sovraffollamento”.

Una considerazione che sempre accompagna ogni riflessione sul sistema carcerario italiano perennemente sprofondato in una “emergenza” che ha spinto la Corte europea dei diritti dell’uomo a condannare l’Italia, imponendole di prendere provvedimenti entro l’anno. Un’emergenza che anche ieri (non) è stata scossa dall’ennesimo suicidio in una cella, a Rossano Calabro, proprio mentre Boldrini stava visitando Regina Coeli: un detenuto straniero, di origine greca si è impiccato nel carcere calabrese dove a fronte di una capienza di 233 posti sopravvivono 320 persone.

Laura Boldrini, con un ottimismo che deve superare la prova dei fatti, si è detta convinta che questo governo e questo parlamento possano dare al più presto risposte concrete. “Il tema carceri è una cruciale cartina di tornasole del livello di civiltà di un paese. Chi ha sbagliato è giusto che paghi, non chiediamo sconti ma che ci sia la rieducazione del detenuto: che chi entra in carcere possa uscirne migliore. E invece con il sovraffollamento, che è come una pena aggiuntiva, si crea tensione, abbrutimento, promiscuità e si tira fuori il peggio delle persone. Questo, come ha detto il presidente della Repubblica, è inaccettabile in un paese come l’Italia”. Per il presidente della Camera bisogna “ripensare il sistema della custodia cautelare, perché non è ammissibile che più del 40% dei detenuti sia in attesa di condanna definitiva, con il rischio di danni irreparabili se innocenti”. All’ordine del giorno – “il governo ci sta lavorando” – ci sarebbero le misure alternative alle pene detentive.

I detenuti del secondo e terzo braccio del carcere romano da oggi entrano in sciopero della fame. “Condivido il vostro sentimento di indignazione”, ha commentato Boldrini dopo aver visto celle prive di spazio, dove spesso manca l’acqua e con materassi marci che si sbriciolano. Tra i diversi apprezzamenti per aver richiamato l’attenzione mediatica su questa vergogna nazionale, anche quello del vice sindaco della Capitale, Luigi Nieri: “Il sovraffollamento strutturale dei nostri istituti di pena e le condizioni di estrema difficoltà in cui operano gli operatori penitenziari sono questioni che vanno affrontate a livello nazionale con la massima urgenza. Non si tratta di intervenire con provvedimenti spot di clemenza, bensì di sanare in maniera sistemica veri e propri vulnus democratici: va rivisto il sistema della custodia cautelare, vanno rilanciate le misure alternative alla detenzione, vanno stanziati fondi per le attività rieducative negli istituti di pena, innanzitutto”. C’è forse qualcosa alla portata, e nelle corde, di questa maggioranza di governo?