Le prime settimane da segretario del Pd per Enrico Letta sono state una girandola di incontri, non ancora finiti: partiti (ieri i Verdi e Sinistra Italiana, oggi Di Maio), associazioni, sindacati, Confindustria, il Capo dello Stato.

Una sorta di mega consultazione, e non solo perché- come ha ribadito ieri a Porta a Porta- «mi sento come la mamma di Goodbye Lenin che si sveglia dopo anni un mondo completamente cambiato». Non c’è solo il vezzo dello studente che vuole mettersi in pari, ma una robusta dose di ambizione nel progetto «di trasformare il Pd e la democrazia italiana».

Sul primo fronte, Letta prepara le agorà da luglio a dicembre, un modo per attrarre elettori delusi e progressisti senza partito, ma soprattutto per «mettere ai voti in rete le decisioni principali». Una ricetta, assicura, per «tagliare il potere delle correnti». Per essere più chiaro posta, come pesce d’aprile, una foto di Schwarzenegger: «L’ho appena nominato per gestire le correnti del Pd».

Quanto al sistema politico, negli incontri avuti con Antonio Tajani di Forza Italia e Giorgia Meloni ha messo al centro due proposte, le norme anti trasformismo per stoppare la transumanza dei deputati e senatori e la sfiducia costruttiva, il sistema in vigore in Germania. A Meloni ieri ha dato una nuova rassicurazione sulla guida del Copasir, ora in mano alla Lega: «La legge prevede che spetti all’opposizione e il Pd vuole che questa regola di garanzia democratica sia applicata, ne parleremo con i presidenti delle Camere».

Sul fronte della coalizione, Letta ribadisce la volontà di tessere una tela molto larga, e ricorda con il verde Bonelli che il suo nuovo Ulivo «dovrà avere una forte impronta ambientalista». Del M5S loda la svolta europeista targata Conte e ieri con il presidente dell’europarlamento David Sassoli ha discusso dell’ipotesi di un ingresso dei grillini nel gruppo europeo dei Socialisti e democratici. «La loro piena integrazione tra i progressisti europei è un passaggio importante, aiuta la loro evoluzione su cui scommetto e la possibilità di un’alleanza solida», spiega Letta.

A tutti gli interlocutori ripete i concetti di «sostenibilità sociale e ambientale». Che non sono solo bandiere di agitare, ma strumenti da usare subito per evitare che la crisi economica alimenti le tensioni sociali: «Servono ancora più aiuti, sul fronte dei mutui e dei prestiti e dei costi fissi per le imprese chiuse, e dei lavoratori che perdono il posto. Non si possono sottovalutare i rischi di conflitto sociale, non lo può fare una forza di sinistra come il Pd».

Di qui anche l’insistenza nel rimuovere il concetto (assai renziano) di disintermediazione, per restituire alle parti sociali il ruolo di «titolari della rappresentanza».

Il “nuovo” Letta ribadisce ai suoi interlocutori che, complice il Covid, «il livello di disuguaglianza è fuori controllo. Anche le elite devono capire che non si può rispondere con le ricette degli anni Novanta, servono nuove forme di protezione, altrimenti salta il sistema». Letta propone una dote di 15mila euro per tutti i 18enni, idea lanciata dal Forum delle disugualianze di Fabrizio Barca per spingere l’ascensore sociale. Tra i tanti incontri, manca ancora Renzi: «Lo vedrò, non cerco vendette. Capiremo se sarà possibile fare un pezzo di strada insieme, ma non sarà semplicissimo…».