Domenica si è conclusa nel capoluogo piemontese l’edizione che ha portato CinemAmbiente alla maggiore età. Confermando che a 18 anni si deve ormai contare solo su se stessi, visti i tagli riservati alla manifestazione. E il pubblico ha risposto con entusiasmo. La serata finale è stata all’insegna dei premi, tanti, un po’ a tutti, ma non per ecumenismo, bensì per sottolineare un’edizione davvero ricca e un’attenzione che non è solo legata alle problematiche ambientali, che investono il nostro vivere sul pianeta, ma anche al linguaggio cinematografico.

Luc Jacquet, Oscar per La marcia dei pinguini, chiamato a concludere la manifestazione con la presentazione italiana del suo nuovo film La glace et le ciel, ha ottenuto il suo riconoscimento tra gli eventi speciali. Jacquet non è un documentarista che si innamora di un tema e cerca di raccontarlo col cinema, lui ama davvero la ricerca e il cinema. Anche con questa nuova avventura siamo in Antartide. Il protagonista uno scienziato: Claude Lorius, 82 anni, di cui 10 trascorsi in Antartide, spesso in condizioni estreme. La prima volta è nel 1956. Poco più che ventenne Claude si offre volontario, insieme a due altri colleghi, per andare alla fine del mondo e restarci per un anno intero. In quel periodo le macchine belliche studiate per la seconda guerra mondiale (con la propaggine della Guerra Fredda) offrono possibilità prima impensabili. Il mondo sembra offrire risorse immense e inesauribili.

Come oggi sappiamo, però, il progresso ha il suo prezzo. Ma non è il problema di quella spedizione che punta verso Sud affrontando subito l’oceano (a Suez ci sono impicci) e dopo un mese e mezzo di navigazione ecco Tahiti e il giovane Claude capisce perché molti marinai hanno perso la testa buttando tutto alle ortiche per vivere in quel mondo paradisiaco. Poi li aspetta una realtà meno paradisiaca: l’Antartide. Dopo essere sbarcati la marcia dura 28 giorni per raggiungere la base Charcot. Quando c’è vento può arrivare anche a 200 chilometri l’ora e la temperatura nella cabina dei mezzi di trasporto è -18°. E questa è l’estate. I tre rimangono lì un anno, sanno che non hanno alcuna possibilità di essere soccorsi in caso di bisogno.

Vivono in 28 metri quadri a una temperatura media di 8°. E fanno rilevazioni. Devono descrivere e comprendere. Ma, quando possono, si divertono a battezzare monti e colline (oggi è contemplato il monte Lorius). E scoprono che il ghiaccio è come un libro. Anno dopo anno la neve si deposita, si comprime, e racchiude dati. Con il carotaggio nasce il termometro isotopico, in base alla presenza di Idrogeno si può stabilire la temperatura anno dopo anno.

Il destino di Lorius è segnato, nel corso degli anni compie 22 missioni. Scopre anche che nel ghiaccio c’è aria, quindi si può conoscere non solo la temperatura, ma anche la qualità dell’aria di migliaia di anni. E nel 1984 una missione di sovietici, statunitensi e francesi arriva a compiere l’impresa titanica: raccolgono campioni di ghiaccio che risalgono a più di centomila anni fa. Ma la scoperta è inquietante: glaciazioni e riscaldamenti si sono susseguiti ordinatamente nei millenni in base alla distanza dal sole, ma nell’ultimo secolo l’uomo ha fatto impennare la CO2 e questo sta riscaldando, artificialmente e drammaticamente il pianeta.

Jacquet con immagini di repertorio e magnifiche riprese originali racconta questa «maledetta« avventura scientifica in modo affascinante e comprensibile. Con Lorius che è il più deluso di tutti per avere avuto ragione.