Un mucchietto di terra bruna e un piccolo feretro, coperto di fiori, recante le sigle di realtà del mondo accademico: Ceu, Corvinus, Elte, Mta. Lo spiazzo antistante il Parlamento ungherese, nel pomeriggio di ieri, è stato teatro di un funerale simbolico: quello della libertà accademica. La rappresentazione ha avuto luogo al termine di una settimana di presidio da parte di studenti delle università interessate, in attesa di un’improbabile firma dell’accordo tra le autorità ungheresi e lo stato di New York, per consentire alla Ceu, l’ateneo fondato da George Soros, di continuare ad operare a Budapest. Il termine ultimo era ieri ma, nel momento in cui scriviamo, l’intesa non ha avuto luogo.

Nessuna sorpresa, in fondo era nell’aria. Così, il freddo pomeriggio conclusivo dell’occupazione è iniziato con un attimo di raccoglimento e di riflessione sul destino del mondo universitario ungherese in un silenzio fra il triste e il solenne, interrotto solo dagli interventi di coloro i quali si sono alternati al microfono. Accanto ai portavoce del movimento studentesco ha preso la parola László Kordás, presidente della Maszsz, la Confederazione nazionale dei sindacati ungheresi, per esprimere il cordoglio del mondo del Lavoro. «Questo governo ci toglie le università, ci toglie le risorse e la speranza», ha detto Kordás. «Non ci arrenderemo, porteremo avanti il nostro impegno contro la politica del governo in questo ambito», ha dichiarato uno dei leader studenteschi con al collo una vistosa sciarpa rossa.

Dopo la cerimonia ampiamente fotografata da organi di stampa e da simpatizzanti del movimento, si sono scatenati i tamburi e lo slogan «Szabad ország szabad egyetem» (paese libero università libera). I manifestanti raccontano che la settimana di occupazione è andata bene ed è stata caratterizzata dalla lezioni all’aperto con momenti musicali e conviviali nello spirito della szabad egyetem ossia dell’università libera, luogo aperto di scambio e di confronto. Né è venuta a mancare una certa solidarietà locale che, come racconta Alberto, dottorando in Relazioni internazionali alla Ceu, ha talvolta assunto le sembianze di signore anziane che si sono avvicinate alle tende degli occupanti con torte e altri generi di conforto.

Mercoledì scorso è nato ufficialmente, sul posto, il forum studentesco che si propone di impegnarsi a sostegno della libertà accademica, malgrado ai più la medesima appaia compromessa. Inoltre, nel corso della settimana di presidio, gli studenti hanno ricevuto la visita di rappresentanti sindacali con i quali hanno intrecciato un rapporto di solidarietà reciproca. Il momento è teso, si parla di opere di ristrutturazione del mondo universitario ungherese che, secondo insegnanti e studenti non filogovernativi, prevedono privatizzazioni, soppressione di dipartimenti e l’instaurazione di un sempre maggior controllo dell’esecutivo sui vari atenei.

Quanto alla Ceu, in mancanza dell’accordo da molti atteso senza troppa fiducia fino a ieri, appare sempre meno remota la prospettiva di un trasloco a Vienna con tutte le incognite del caso. Non resta che aspettare eventuali nuovi sviluppi perché si componga in modo completo il quadro della già difficile situazione.