Delle sue imprese in Sicilia, dove è stato chiamato a maggio dal presidente Musumeci, non si hanno grandi notizie, ma dei lasciti di Guido Bertolaso in Lombardia e nelle Marche si continua a discutere non poco: le «astronavi» costruite a Milano e a Civitanova hanno riaperto dopo mesi di immobilità per fronteggiare la seconda ondata del covid, però i toni trionfalistici e di (presunta) rivalsa verso chi sin da subito ha bollato quelle opere come inutili non trovano giustificazioni nei fatti. Le strutture nate per alleggerire il carico di ricoveri non funzionano come dovrebbero, anzi stanno sostanzialmente creando problemi agli ospedali del territorio.

A Civitanova i medici lo dicono chiaro e tondo nelle loro chat: «Siamo al collasso, sono già finiti i posti di un modulo e non c’è personale per attivare gli altri». La richiesta della Regione di poter avere medici militari dal ministero della Difesa è caduta nel nulla e, coperti i turni della prima settimana, già si sta ponendo il problema di chi reclutare per tenere aperto il covid hospital. L’unica ipotesi in piedi è di fare come a primavera: emanare una circolare per obbligare medici e infermieri a prestare servizio in aggiunta al proprio orario di lavoro.

Una situazione che ha del paradossale se si considera che le piante organiche dei reparti di anestesia e rianimazione sono sotto di 44 unità. È questo il motivo per cui le aziende sanitarie territoriali non vogliono prestare i propri medici e bisognerà procedere alla mobilità d’urgenza. «Il secondo modulo – spiega un medico di Civitanova che preferisce rimanere anonimo – non può partire perché tenere gli ospedali con i reparti aperti in aggiunta all’astronave non è fattibile. Per ora non hanno trovato personale e i rianimatori devono fare il doppio turno. In pratica hanno messo su una struttura che serve a far chiudere gli ospedali».

La soluzione sarebbe scegliere tra l’apertura totale del Covid Center e l’istituzione di reparti dedicati sulle strutture del territorio, ma l’assessore alla Sanità – nonché ex presidente del Sindacato Autonomo di Polizia – Filippo Saltamartini (Lega) sta lavorando in direzione opposta. Attualmente nelle Marche i numeri sono impietosi: prima della pandemia i posti in terapia intensiva erano 115 in totale, poi con il decreto Rilancio era stato previsto un aumento di 105 letti, ma attualmente ne sono stati attivati solo altri 44: 14 a Civitanova, 21 ad Ancona, 6 a Pesaro e 3 a San Benedetto del Tronto.

Problemi simili si registrano in Fiera a Milano, dove i medici trovati dalla Regione non sarebbero poi tanto «volontari» come si era detto, con la presidente dell’Associazione Anestesisti e Rianimatori Lombardi Cristina Mascheroni ha parlato di «condotta vessatoria» verso i dipendenti. In tutto questo, Guido Bertolaso, che ha aperto entrambe le strutture in collaborazione dell’Ordine di Malta, passa le giornate a farsi intervistare, a pretendere scuse da chi ha criticato il suo operato durante la pandemia e ad attaccare il commissario Domenico Arcuri e il governo. La settimana scorsa a Perugia ha incontrato la presidente Donatella Tesei per una discussione «di carattere generale» sulla situazione e si è messo a disposizione per un ennesimo ruolo da «consulente volontario». Se anche qui sorgerà un’astronave non si sa, ma il superconsulente ha già fatto in tempo a contraddire se stesso. Se in tv infatti chiede un nuovo lockdown immediato e per tutti, agli umbri ha detto che «qui la situazione è sotto controllo» e dunque non ci sarebbe bisogno di chiudere tutto un’altra volta.