I Alle suppletive napoletane per sostituire al Senato Franco Ortolani, deceduto a novembre, ha stravinto l’astensione. Nel 2018 votarono 208.141 persone, domenica sono state appena 34.009, il 9,52% degli avanti diritto. Il Collegio interessato è il 7, che va dal Vomero all’area Est e Nord. In parlamento approda Sandro Ruotolo, candidato sostenuto da una coalizione dal perimetro molto ampio (Pd, Dema – il movimento del sindaco Luigi de Magistris, Iv, Leu, Verdi, Centro democratico fino alle Sardine), che ha ottenuto 16.243 preferenze pari al 48,45%. Il civico Riccardo Guarino si è fermato al 2,4%, Giuseppe Aragno con Pap al 2,58%.

Sul secondo gradino il candidato del centrodestra (Fi, FdI e Lega) Salvatore Guangi con il 24%: si era già presentato nel 2018 quando aveva raccolto il 22,6%, una percentuale che valeva 46.018 voti, quella di domenica equivale a 8.066 preferenze. Forza Italia, il partito di Guangi, ha sottolineato il successo della coalizione in zone come San Pietro a Patierno (40,4%) e Scampia (40%) ma nel primo quartiere si sono registrati appena 709 voti validi (5,87% di votanti) e nel secondo 2.303 (il 9,25% del totale). A Vicaria sono andarti alle urne solo in 778. Scampia e Vicaria sono i quartieri in cui il leader della Lega si è speso per costruire una base elettorale, l’effetto Salvini quindi non si è visto. Gianfranco Rotondi ha tirato le somme: «Se ci fosse l’onda lunga raccontata dai giornali, Salvini trascinerebbe come il Berlusconi dei tempi d’oro, quando gli elettori si mobilitavano in ogni occasione, suppletive comprese».

Ruotolo ha retto nei quartieri della cintura est e nord (ma è in vantaggio anche a Barra e Ponticelli) per stravincere al Vomero (3.194 voti, 68.34%) e all’Arenella (4.389 voti, 65.45%). I due quartieri collinari hanno fatto registrare il maggior numero di voti validi: rispettivamente 4.674 e 6.706. Si tratta anche delle zone dove il Pd, de Magistris e lo stesso Ruotolo sono maggiormente radicati. Il giornalista siederà nel Misto, ieri ha commentato: «Insieme abbiamo vinto, sarà difficile per il futuro non tenerne conto. Dobbiamo chiedere al governo un piano per le periferie e per il Mezzogiorno».

Terzo gradino per il 5S Luigi Napolitano. Due anni fa i pentastellati ottennero 108.189 voti. Domenica sono stati solo 7.533 (22,47%). L’analisi che si fa dalle parti del Movimento è che sono stati incamerati quasi gli stessi consensi di Guangi, che aveva alle spalle tre partiti. Anche Ruotolo ha avuto più formazioni a supporto. Il deputato e facilitatore Luigi Iovino spiega: «L’astensione mostra uno scollamento della politica dai territori. Noi però ci siamo presentati da soli e abbiamo contrastato coalizioni importanti. Possiamo migliorare in vista della sfida di primavera».

Il richiamo è alle regionali in Campania: 5s e Pd dovrebbero sedersi a discutere di programmi e candidato governatore di sintesi. I pentastellati, dopo domenica, punteranno i piedi per ottene il via libera sul nome dell’attuale ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: sono pronti a ragionare di temi, è la posizione, farli anche emendare, ma il candidato terzo resta Costa, visto che pure dal Pd nazionale era stata espressa una preferenza per il ministro dell’Ambiente. Ma era prima delle tornate regionali. Se de Magistris si è intestato la scelta di Ruotolo, il Pd rivendica la sua vittoria: «Siamo l’architrave della coalizione. Nella Sesta Municipalità il centrosinistra con i 5S raggiunge il 70%, alle regionali possiamo battere la destra. La priorità è un tavolo programmatico con i pentastellati.

L’affluenza ci dice che dobbiamo lavorare sui territori ma l’esito ci dà comunque delle indicazioni, come un sondaggio», ha spiegato il segretario cittadino Marco Sarracino rivendicando di aver portato per la prima volta il Pd alla vittoria a Napoli. Il rapporto con Dema non pare in cima alla lista delle cose da fare. L’ostacolo con il Movimento resta la candidatura del governatore uscente De Luca: «Si parte da lui» è la formula ripetuta anche ieri ma il presidente del partito partenopeo, Paolo Mancuso, ha poi aggiunto «salvo un intervento del segretario nazionale». Il Pd ha nel cassetto un nome (della propria area) ma la trattativa con i 5S è tutta in salita.