La sentenza del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso della più importante associazione di produttori di nocciole della Tuscia contro l’ordinanza del Comune di Nepi è una gran bella notizia. La lettera dell’avvocato di Stato del Ministero della transizione ecologica di sostegno ad Assofrutti è stata una vergogna e un’indebita interferenza. Se l’avvocato, come è presumibile, ha parlato per il Ministero, allora il ministro Cingolani non solo è un bradipo della Transizione Ecologica, ma anche un vero sostenitore della chimica di sintesi in agricoltura, cioè di una delle cause fondamentali della frattura degli ecosistemi.

Questi i fatti. Il comune di Nepi e altri comuni del Biodistretto della via Amerina e delle Forre hanno emesso ordinanze per regolamentare severamente l’uso selvaggio dei pesticidi, vietare i fitofarmaci nelle aree sensibili, fermare in tutto il territorio il glifosate e quei neonicotinoidi responsabili della moria delle api. La maggiore associazione dei produttori di nocciole, Assofrutti, braccio operativo della Ferrero sul territorio, ha fatto ricorso al Tar contestando l’ordinanza del sindaco di Nepi.

È bene sapere che Assofrutti e la Ferrero hanno grandi responsabilità nella distruzione della biodiversità di intere aree del viterbese e nella trasformazione delle campagne di diversi comuni in una vera e propria monocultura del nocciolo. Una monocultura che nel tempo produce danni serissimi alla salute della natura, dei contadini e dei cittadini. Il peccato di gola di Assofrutti e della Ferrero sta trasformando una grande risorsa del territorio, qual è la nocciola, in un grande problema. Che il Ministero abbia voluto ignorare tutto ciò è di particolare gravità.

L’avvocato di Stato del Ministero nella sua lettera non ha tenuto in alcuna considerazione la montagna di fatti e dati scientifici che in questi ultimi anni hanno messo in evidenza i danni alla salute provocati dal glifosate e il potere distruttivo dei neonicotinoidi sugli impollinatori.
L’avvocato del Ministero ha ignorato gli orientamenti della Commissione Europea che chiede di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi, triplicare il biologico nei prossimi 10 anni e recuperare la biodiversità delle coltivazioni. Ha scritto una lettera che potrebbe essere fotocopia di un documento degli avvocati di Assofrutti e della Ferrero.

Ministro Cingolani, qui non c’entrano «le lacrime e il sangue» che lei considera inevitabili per varcare il Rubicone della Transizione Ecologica. Quella lettera intendeva fare un favore e una regalia all’Associazione dei produttori delle nocciole e alle multinazionali Ferrero e Bayer.
Chiacchiere sia nazionali sia locali insistono con retorica sovrabbondante sulla sostenibilità e sull’ambiente, ma nei fatti si difende la conservazione dello status quo.

Di ciò è testimonianza il caso Nepi. Assofrutti, ovvero l’associazione dei produttori della Tuscia, inventa bollini di produzione di qualità, si dichiara pubblicamente contro il glifosate e i neonicotinoidi, poi, come ogni gattopardo che si rispetti, quando si arriva al dunque fa ricorso al Tar, perché i peggiori costumi del passato possano continuare. E il Ministero copre e sostiene questi comportamenti, neppure fosse una filiale della Ferrero.

Questa sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio è un messaggio importante, non solo per gli amministratori di buona volontà, per il combattivo sindaco di Nepi, ma in primo luogo per i tanti che s’impegnano nelle scuole, nelle campagne, nelle famiglie, nelle comunità perché si affermi un’altra idea, equa e sana, del vivere sociale e dello sviluppo economico.

A questo punto un interrogativo serio è posto a quanti in Parlamento e fuori operano per le buone ragioni di uno sviluppo sostenibile. La battaglia di Nepi, come l’ha definita Fulco Pratesi, non è frutto di casualità, è il punto di arrivo di un impegno durevole, di anni. Se anche vi fosse stata una sconfitta davanti al Tar, se fosse prevalsa l’indebita interferenza del Ministero, noi non ci saremmo fermati. Il Consiglio comunale di Nepi aveva infatti già deliberato all’unanimità che, a fronte di una sentenza ingiusta, la parola sarebbe passata ai cittadini con un referendum – come è stato a Malles e come sarà a Conegliano.

È per ora un bel segnale la presenza tenace e creativa nei territori, e da lì, dai problemi reali che bisogna ripartire. In ciò vive il valore strategico dei Biodistretti, principio culturale, politico e sociale per cambiare in profondità il destino e lo sviluppo dei territori. Ma questa come altre iniziative locali non avranno grande futuro se non otterranno un sostegno vero della buona e grande politica, e se in Parlamento non si avrà una rottura con chi della Transizione Ecologica fa una foglia di fico che copre ben altre intenzioni.