Massimo Adriatici è da ieri un uomo libero. L’ex assessore leghista alla sicurezza costretto alle dimissioni e agli arresti domiciliari perché accusato di aver ucciso a colpi di pistola il cittadino marocchino Youns El Bossettaoui è stato scarcerato per decorrenza termini. Dunque, la custodia cautelare decisa lo scorso 20 luglio, il giorno in cui venne commesso il reato, decade. La questione pare tutta tecnica, dettata dai codici e dagli automatismi giuridici. Ma non bisogna dimenticare che in questa storia ci sono moltissime stranezze: anche grattando la superficie di questo provvedimento emergono questioni da chiarire.

La prima è che il pm Roberto Valli, che ha in mano il fascicolo relativo ad Adriatici, aveva presentato domanda di scarcerazione appena il giorno prima. Con una scelta abbastanza singolare, molto insolita per la consuetudine e le prassi consolidate, il gip Maria Cristina Lapi aveva rigettato la richiesta di Valli, nonostante sapesse che il giorno dopo sarebbe scattata la decorrenza termini. La magistrata evidentemente riteneva che ci fossero ancora le esigenze cautelari e ha deciso di mandare un segnale chiaro. Per capire questo passaggio bisogna tornare proprio a tre mesi fa, perché è il capo di imputazione stabilito in fretta e furia dal pubblico ministero (quello di eccesso di legittima difesa) a fissare la clessidra della la decorrenza termini. In questi novanta giorni, tuttavia, sono emersi diversi elementi, la maggior parte dei quali frutto delle indagini portate avanti dagli avvocati della parte offesa: ci sono forti sospetti sul fatto che Adriatici stesse pedinando la sua vittima ed è certo che la sua pistola aveva in canna dei proiettili esplosivi illegali.

L’altra circostanza singolare di questa vicenda riguarda la telecamera «a occhio di pesce» installata dall’amministrazione comunale su di un palo che dà su piazza Meardi, dove è avvenuto l’omicidio di El Bossettaoui. I legali della famiglia della vittima hanno chiesto il pm il girato raccolto da quel dispositivo, che viene considerato dagli inquirenti inutile ma anche negato con motivazioni diverse (prima si diceva che fosse oscurato, poi danneggiato, ancora dopo pare si sia tirato in ballo il rischio che questo potrebbe finire in mano alla stampa). Il pm in questa fase dell’istruttoria dovrebbe agire anche per conto della parte lesa, visto che le parti civili non sono ancora state ufficialmente ammesse. Ma anche in questo caso è dovuto intervenire il gip, e da poco finalmente i consulenti della parte offesa hanno in mano i file. Non è chiaro se siano utilizzabili e se siano stato maneggiato da qualcuno. Non si sa neanche chi l’ha acquisiti e con quali modalità. Ed è impossibile a questo punto non ricordare che Adriatici dopo essere stato poliziotto, oltre a fare l’avvocato teneva corsi di investigazione informatica per le forze dell’ordine.