L’assessore regionale alla Protezione civile della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, è stato uno dei primi rappresentanti politici a recarsi sui luoghi colpiti dal nubifragio. Domenica si è recato a Carpino, il paese dove ha perso la vita il giovane allevatore di 24 anni, Antonio Facenna.

Assessore Minervini, siamo di fronte ad un evento naturale imprevisto o si è verificato l’ennesimo «disastro annunciato» tutto italiano?

E’ indubbio che abbiamo assistito ad un fenomeno naturale senza precedenti negli ultimi 82 anni. Basti pensare che in pochi giorni sul foggiano sono caduti oltre 500 millimetri di pioggia, quando in un anno ne cadono 600: bastano questi numeri per capire la portata dell’evento atmosferico.

Eppure, da sempre, il Gargano è ritenuto uno dei luoghi più solidi dal punto di vista idrogeologico di tutta la Puglia.

E’ vero: sino all’altro giorno chi più, chi meno, tutti avevamo questa idea del Gargano: un territorio roccioso e per questo ritenuto inattaccabile. Ma quanto accaduto nei scorsi giorni, ci ha mostrato un territorio delicato e fragile, che adesso andrà protetto senza più tentennamenti e senza ripetere gli errori che sono stati commessi negli ultimi decenni».

Dunque, quanto accaduto, se non è stato un disastro annunciato, è stato quanto meno «agevolato» da un abusivismo edilizio che ha minato le fondamenta naturali di quei territori.

Assolutamente sì. Io credo che per invertire la rotta, al di là dei tanti commenti a caldo, serva un profondo cambiamento culturale. Tutti devono cambiare mentalità: quello che è accaduto sino ad oggi non deve più ripetersi. E in questo, come Regione Puglia, saremo inflessibili. E’ finita l’era del chiudere gli occhi e del girarsi dall’altra parte: qui ci sono in ballo delle vite umane da difendere. La verità è che l’indignazione si solleva sempre quando è troppo tardi. Ora dobbiamo capire come sanare queste ferite e dare il via ad una politica rigorosa per perseguire un solo fine: la difesa del territorio e della natura».

Le colpe, dunque, sono soprattutto delle amministrazioni comunali che concedono concessioni edilizie che gridano allo scandalo nell’indifferenza generale.

Ammesso e non concesso che quelle concessioni edilizie esistano davvero. Voglio dire che è assolutamente certo che sono state concessi negli anni dei permessi a costruire che gridano vendetta: a Peschici un albergo è stato distrutto dall’acqua perché costruito proprio dove si trova lo sbocco della foce del torrente. Quell’albergo è il simbolo dell’abusivismo. Ma vi sono costruzioni che non hanno mai ricevuto alcuna concessione edilizia. E questo è potuto accadere anche grazie alla superficialità della amministrazioni comunali e grazie alla compiacenza di geometri e funzionari comunali: è ora di dire basta con tutto questo. Come Regione saremo inflessibili per quanto riguarda il rispetto dei vincoli idrogeologici.

Quali saranno i prossimi passi della Regione? Avete già fatto una prima stima dei danni?

Al momento siamo al lavoro per stilare un calcolo quanto più preciso possibile in vista del tavolo convocato a Roma per giovedì. Siamo di fronte ad un disastro dalle enormi proporzioni: sono andate distrutte opere di patrimonio pubblico, strutture ricettive, campi agricoli, aziende, oltre al fatto che si dovranno rendere usufruibili quanto prima le varie bretelle stradali che al momento risultano ancora inagibili. Stiamo lavorando insieme ai Comuni del foggiano per presentare al governo un computo dei danni il più verosimile possibile e chiedere lo stato di calamità.

L’importante, adesso, sarà remare tutti nella stessa direzione.

Questo infatti è momento di gestione dell’emergenza. Soprattutto non è il momento delle polemiche ma della solidarietà. Non mi sono mai piaciuti i sapientoni del momento che sanno sempre tutto e parlano sempre dopo. Strumentalizzare una condizione di estrema sofferenza di un intero territorio credo sia giudicabile negativamente da ogni cittadino che vede gli sforzi del sistema di protezione civile al soccorso: qui, mentre in tanti parlavano, sono state salvate decine di vite umane, dai danni causati anche dalla mano dell’uomo nel corso degli anni passati.