Grazie al voto favorevole del Consiglio comunale, ora i 6 milioni di euro per riprendere a consegnare i pacchi alimentari, i buoni spesa, e piccoli contributi agli affitti per le famiglie messe a terra dal coronavirus, dovranno essere recuperati dal bilancio di Palazzo Vecchio. Questo grazie alla sinistra fiorentina, la Sinistra progetto comune, che ha presentato insieme a Firenze città aperta la mozione approvata. Ma anche grazie al gruppo consiliare del Pd, che di fronte alla vicina esplosione di un’emergenza sociale in città non se l’è sentita di restare sordo. Nell’attesa messianica di quegli aiuti privati – emblema del “capitalismo compassionevole” – che la giunta Nardella aveva annunciato come unica soluzione del problema.
Ai piani alti del Comune il dopo voto non è stato indolore, con il sindaco che ha mal digerito la presa di posizione del “suo” gruppo consiliare, e minaccia epurazioni. Ma la Firenze che non ha mai dimenticato la lezione di un altro sindaco, Giorgio La Pira, sapeva che non c’era tempo da perdere. L’ultimo sos in ordine di tempo era partito da don Alessandro Santoro, che dal quartiere popolare delle Piagge aveva fatto sapere: “I pacchi alimentari non soddisfano i bisogni. È una situazione che sta tracimando e di cui si sta perdendo il controllo. In questo momento sono 90 le famiglie con il pacco alimentare comunale, noi con le nostre forze ne raggiungiamo 300. Le misure sono irrisorie rispetto ai bisogni, che sono aumentati in maniera esponenziale”.
Così attraverso le società partecipate delle utilities (Publiacqua e Toscana Energia), la riduzione delle spese dell’amministrazione comunale per le utenze nel periodo di chiusura parziale degli uffici, e il rinvio del pagamento degli interessi sui mutui accesi dal Comune, quei benedetti 6 milioni potranno bastare a tamponare l’emergenza fino alla fine dell’anno. “Siamo opposizione di sinistra alla giunta Nardella – ricorda Massimo Torelli di Firenze città aperta – ma in questo caso ci sentiamo di ringraziare il Pd, il cui gruppo consiliare ha mostrato di comprendere le reali difficoltà di tanti fiorentini. Difficoltà che non svaniranno dall’oggi al domani, anzi potrebbero amplificarsi vista la situazione in città”.
La cosiddetta “fase 2” vede infatti Firenze alle prese con il tracollo del turismo, diventato negli ultimi trent’anni una vera monocultura economica, con effetti collaterali ben visibili sul piano della vivibilità, a partire dall’overtourism in un’area sempre più vasta della città. Nelle sue quasi quotidiane interviste alla stampa, alle radio e alle tv locali, ora il sindaco Nardella lamenta un calo di 48 milioni di tassa di soggiorno, e di altre decine dai bus turistici e dai musei. “Addirittura Nardella parla di un buco di 200 milioni – osserva Tommaso Grassi – che su un bilancio comunale di 630 milioni pare però più l’effetto di strategie generali sbagliate che del virus”.
Per certo i 6 milioni recuperati dal bilancio, per migliaia di famiglie fiorentine in difficoltà (i dati della Caritas in materia sono illuminanti), sono una autentica boccata di ossigeno. “Per questo avevamo presentato la mozione – tirano le somme i consiglieri comunali Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Sinistra progetto comune – per essere in grado di aiutare le persone più svantaggiate. E al di là delle differenti sensibilità politiche, l’assemblea di Palazzo Vecchio ha capito quale fosse la posta in gioco”. A tal punto che la mozione è stata approvata con 21 voti favorevoli, 5 contrari e 4 astenuti. Con il placet di Pd e M5S, l’astensione di Fi, e con solo la Lega salviniana apertamente contraria.