Valls voleva un voto di fiducia, sul quale il governo avrebbe giocato la propria credibilità, anche se i deputati dell’Assemblea erano chiamati ieri ad esprimersi in uno scrutinio soltanto consultivo sul piano di rigore di 50 miliardi: il programma di risanamento del primo ministro, che rifiuta il termine «austerità», ha ottenuto 265 voti a favore, contro 232 negativi e 67 astensioni. Il Ps si è spaccato, 41 deputati hanno rifiutato di piegarsi al diktat di Valls e si sono astenuti.

Il programma prevede 50 miliardi di tagli al welfare e 30 miliardi di sgravi di contributi per le imprese nei prossimi 3 anni. Manuel Valls, nel discorso di presentazione, ha fatto appello all’unità nazionale: «Rivendico le scelte fatte» ha detto, abbiamo «scelto il coraggio, la coerenza». Per Valls non è austerità, perché «la scuola e i giovani sono una priorità».

Non è il parere della sinistra del Ps e del Front de Gauche. Valls ha però limitato la fronda socialista. Un centinaio di deputati Ps avevano protestato contro l’austerità qualche settimana fa. L’8 aprile scorso erano stati solo in otto ad essersi astenuti al voto di fiducia verso il nuovo governo Valls. Ieri erano saliti a 41, una cifra che però Valls pensa di poter tenere sotto controllo.

«Il vostro programma è l’austerità» sostiene il Pcf, per il quale «è urgente costruire una politica alternativa». Per i comunisti, «è la prima volta nella V Repubblica che un primo ministro di sinistra difende una politica di destra». Valls è «passato sull’altra sponda» per il Front de Gauche. Jean-Luc Mélenchon ha definito le scelte di Valls «uno scherzo di carnevale».

Sul fronte opposto, una parte del centro-destra (Udi) e persino qualche deputato Ump (il partito di Sarkozy) aveva accennato alla possibilità di assumere un atteggiamento neutrale. L’Udi ha proposto un’«opposizione costruttiva» nei confronti della svolta di rigore di Valls. I Verdi si sono divisi tra una maggioranza che ha annunciato un voto negativo e una minoranza di astensioni. «Questo programma di stabilità è incompatibile con il nostro progetto europeo», ha detto Barbara Pompili, la portavoce écolo all’Assemblea. Valls ha accennato all’Europa, rimettendo sul tavolo il discorso della necessità di «un’iniziativa europea che accompagni gli sforzi» nazionali, cioè «grandi opere, energia, digitale, occupazione per i giovani», oltre a una politica monetaria più elastica.

Valls aveva drammatizzato l’appuntamento di ieri pomeriggio all’Assemblea. Per limitare la fronda nel suo campo, aveva spedito una lettera di 4 pagine ai deputati, dove ha sottolineato «il momento importante, addirittura determinante per il successo del nostro paese, un momento di verità».

Con il voto di ieri, la maggioranza uscita dalle urne delle legislative che nel 2012 avevano fatto seguito alla presidenziale, slitta. La frattura a sinistra è consumata con il governo Valls, non solo con il Front de Gauche, che è sempre stato all’opposizione (malgrado vari accordi del Pcf con il Ps alle recenti municipali), ma anche con i Verdi, che hanno rifiutato di partecipare al governo. Valls adesso deve far fronte a un’opposizione consistente anche all’interno del Ps.