I movimenti ripartono da Porta Pia, dove era terminata la manifestazione del 19 ottobre scorso. Già da mercoledì scorso i movimenti per il diritto all’abitare sono in acampada sotto le finestre del Ministero delle infrastrutture, la casa dall’arcinemico Maurizio Lupi, ministro prima di Letta e ora del nuovo corso renziano. All’ombra del bersagliere all’attacco della mura della città eterna, rispuntano sacchi a pelo e tende, assemblee e capannelli per allargare la protesta. Un infopoint permanente fino a domani, quando partirà una manifestazione nazionale con pullman che raggiungeranno Roma da tutta Italia: Milano, Torino, Bologna, Venezia, Brescia, Napoli, Palermo, Cosenza e tante altre città. Un’organizzazione capillare che, senza il sostegno di partiti o sindacati, punta a portare nella capitale decine di migliaia di persone, da chi lotta per la casa, alle reti dei centri sociali, dalla Val Susa ai No Muos siciliani. Saranno in piazza anche i Cobas e l’Usb, con i propri attivisti e delegati sindacali. La manifestazione, «la prima contro il governo Renzi», avrà come principale bersaglio il piano casa presentato da Lupi e il così detto Jobs Act. Contro il piano casa perché non tiene in conto delle richieste che i movimenti e non solo fanno al governo da questo autunno, quando Lupi ha anche ricevuto una delegazione per ricevere risposte. Nel disegno approvato dal consiglio dei ministri si punta alla vendita dell’edilizia popolare e sullo stimolo di nuove costruzioni, ma non sul recupero dell’esistente; non c’è traccia del blocco degli sfratti (neanche quelli per morosità incolpevole) né di risposte a chi un alloggio non ce l’ha. Ma c’è di più: un attacco spietato ai diritti dei più, grazie all’articolo 5 che impedisce a chi vive in un’occupazione prima di tutto di prendervi la residenza, quindi di accedere a servizi primari e condannando migliaia di persone all’invisibilità e poi di allacciarsi regolarmente alle utenze, aprendo così di fatto ai distacchi di luce ed acqua.

Il corteo punterà ad assediare il Ministero del welfare per dire di no con forza al Jobs Act. «È un provvedimento che rende la precarietà l’unico rapporto di lavoro contemplato, che costituzionalizza il lavoro servile e lo sfruttamento. Con questo provvedimento si compie la deregulation del mercato del lavoro iniziata dal centro sinistra con il famigerato Pacchetto Treu», si spiega nel capannone della fabbrica occupata Officine Zero, dove si svolge un’assemblea in vista della manifestazione.

Così, mentre in Parlamento il testo verrà edulcorato in qualche passaggio e il sindacato confederale sembra immobile, la piazza e le assemblee in tutta Italia preparano l’assedio. Cosa intendono fare i movimenti lo spiega Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitani: «non dobbiamo avere paura del conflitto ma esprimerlo nella forma della rabbia sociale, allargando la partecipazione. Assedieremo i palazzi, arriveremo a bussare alle porte dei dicasteri della crisi». Una corteo determinato ma che «ha chiaro che quello che abbiamo davanti è un percorso che deve durare mesi – prosegue Di Vetta – perché di austerità e sacrifici non ne possiamo più, dobbiamo invertire la rotta». Per questo la manifestazione di sabato 12 non finisce: il corteo tornerà Porta Pia per accamparsi nuovamente «e dare una vita ad una grande assemblea la mattina seguente per poi tornare ognuno nei propri territori, speriamo più forti».

Il calendario della primavera e dell’estate è fitto: il primo maggio si terranno manifestazioni, a iniziare dall’ormai storica MayDay a Milano, il 17 maggio a Roma ci sarà una manifestazione nazionale per i beni comuni, che si vedranno proprio oggi a Roma al Rialto Sant’Ambrogio. Il 10 luglio l’appuntamento più caldo, quando a Torino si riuniranno i capi di stato dell’Unione europea per un vertice che avrà al centro dell’agenda il contrasto alla disoccupazione giovanile.