«Ho l’impressione che ci sia la sensibilità di Salvini, spero di tutto il parlamento, per la possibilità di una presidente donna, il Movimento 5 Stelle lo ha sempre detto», dice Giuseppe Conte a fine giornata. Il leader del M5S parla dopo le esternazioni di Salvini e allude alla candidatura di Elisabetta Belloni. Il primo tuttavia ad annunciare il nome di Belloni al paese è Beppe Grillo su Facebook: «Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni», scrive il Garante. Basta poco, tuttavia, per rendersi conto che la concordia di «tutto il parlamento» invocata da Conte non c’è.

Ma per capire in che modo si sia arrivati all’annuncio di Conte e Salvini e alla frettolosa rivendicazione-gaffe di Grillo bisogna tornare a qualche ora prima. A quando, cioè, Enrico Letta e Conte percorrono i pochi scalini che dividono gli uffici del gruppo del Pd a Montecitorio da quelli del M5S. Arriva anche Matteo Salvini, che ha già incontrato Mario Draghi. Quella del presidente del consiglio sarebbe la peggiore proposta possibile, dal punto di vista del leader grillino. Da tre giorni, da quando cioè ha realizzato che nonostante tutti gli schemi fossero saltati la candidatura del presidente del consiglio non era affatto archiviata, Conte va dicendo ai suoi che è pronto a riportare il M5S all’opposizione e anche ad affrontare una separazione con Luigi Di Maio.

«Salvini è la prima vittima illustre di questa partita – riflette negli stessi minuti il presidente della Commissione per le Politiche dell’Ue alla Camera Sergio Battelli – Mi pare chiaro che siano il presidente Sergio Mattarella e il presidente Mario Draghi, già al servizio del paese, le figure più alte e unitarie che l’Italia possa desiderare».

Il fallimento di Salvini come kingmaker rischia insomma di produrre effetti anche sul posizionamento di Conte. I due (ovviamente da posizioni e prospettive diverse) erano i principali ostacoli a Draghi, tallonati nelle rispettive forze politiche da Gianluca Giorgetti e Luigi Di Maio, che sostengono il premier. Sono sempre loro due, Salvini e Conte, a correre ai microfoni per uscire dall’angolo. Al vertice con Letta avevano ribadito i dubbi su Draghi, sottolineato le difficoltà dell’operazione Mattarella bis e rimesso sul tavolo a tre costituito con Letta il nome di Elisabetta Belloni, cui verrà affiancato quello dell’ex presidente della Corte costituzionale e attuale ministra della giustizia Marta Cartabia, notoriamente poco gradito ai 5 Stelle ma spinto dal Pd. Per questo Conte, che subito dopo Salvini si è affettato a dare l’annuncio della candidata donna, ha dovuto specificare che al tavolo delle trattative c’è stato «non solo un nome femminile: più di un nome femminile. Perché l’Italia ha tantissime risorse che meritano di essere elevate a quest’alta carica». Intanto, dalla centrale operativa della comunicazione gestita da Rocco Casalino che in questi giorni ha trasferito i suoi uffici da Palazzo Madama a Montecitorio per coprire al meglio la corsa al Quirinale, lanciano l’hashtag #unadonnapresidente.

Conte, che avrebbe votato anche Franco Frattini pur di smarcarsi da Draghi, adesso rivendica la vittoria e giura di avere il pieno controllo delle sue truppe. «Vi scatenate sulle divisioni dal Movimento 5 Stelle – afferma – Ma ho sempre detto fin dall’inizio che le valutazioni si fanno alla fine, le chiacchiere le porta via il vento: vedrete che il M5S sarà la forza più compatta, soprattutto se riusciremo a portare tutte le forze politiche verso una presidente donna».

Per ironia della sorte, insomma, l’avvocato sfugge al piano inclinato che da giorni ormai sembrava portare verso Draghi promuovendo il nome dell’alta funzionaria che ha passato anni alla Farnesina e che ha lavorato anche accanto al rivale interno Luigi Di Maio. Solo due giorni fa, Di Maio aveva definito Belloni come «una sorella». Nella serata di ieri ha attaccato duramente Conte: «Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso».