Una “beatitudine” generale nei confronti di Emmanuel Macron, per l’ex primo ministro socialista, Bernard Cazeneuve. La République En Marche (Rem), il partito del presidente nato poco più di un anno fa, si prepara ad essere un “aspirapolvere” alle imminenti legislative, secondo il politologo Jérôme Jaffré. Per il suo collega Dominique Reynié, Rem opera come un “tergicristallo”.

La Francia sta vivendo “una situazione storica”, aggiunge Reynié, che ieri ha presentato l’ultima inchiesta sul voto dell’11 e del 18 giugno della Fondation pour l’innovation politique di Sciences Po. Tutti i sondaggi registrano la possibilità di una grande maggioranza per Rem, che dichiarandosi “e di destra e di sinistra” riuscirebbe ad attirare elettori da entrambi gli schieramenti. Un grande centro, che è una novità in Francia (solo con Giscard d’Estaing aveva avuto il potere, ma senza maggioranza all’Assemblea). Rem prospera sulla crisi dei due grandi partiti di governo, Lr (neo-gollisti) e Ps. Per i socialisti, il momento è ancora più grave che per Lr: “ci puo’ essere una disfatta dei socialisti in una sconfitta storica della sinistra” ammette con anticipo il segretario del Ps, Jean-Christophe Cambadelis. Il sondaggio di Sciences Po dà a Rem il 31% dei voti, Lr 19%, Fronte nazionale 18%, France Insoumise (Fi) 12% e Ps 7,5%.

Visto il sistema maggioritario uninominale a due turni, la traduzione in numero di seggi sarebbe 350-380 per Rem, cioè ben al di là della maggioranza assoluta (289 seggi), 133-153 per Lr, 20-35 per il Ps, 15-25 per Fi, 9-16 per il Fn. Rem accumula i vantaggi sull’onda della volontà del “via tutti” che si è già manifestata in tutta la sequenza elettorale (primarie e presidenziali) iniziata lo scorso novembre. Il 65% dei francesi risponde “no” alla domanda: volete la conferma del deputato uscente? Cioè il doppio del voto che va verso Rem (e dicono “via tutti” il 68% degli elettori simpatizzanti socialisti e il 61% di quelli di Lr). L’amplificazione del voto Rem in termini di seggi si spiega anche con il riporto del voto al secondo turno: Rem è utilizzata, a destra e a sinistra, per far fuori l’altro. Visto che nelle 577 circoscrizioni ci sarà una forte presenza di candidati Rem al ballottaggio, la ricetta risulta esplosiva. Nel caso di ballottaggio tra un candidato Rem e uno Lr, il 74% degli elettori Ps voterà per En Marche (lo farà anche il 30% degli elettori di Fi). Nel caso di uno scontro tra Rem e Ps, voterà per il partito del presidente il 64% degli elettori Lr (e lo farà il 27% di quelli del Fn). Inoltre, il voto Rem serve sia a destra che a sinistra per eliminare i rispettivi “estremismi”. Ancora: più sarà forte l’astensione (valutata intorno al 40%) più Rem eleggerà deputati. In altri termini, una ricetta vincente in tutte le occasioni. Nel governo, con un primo ministro di destra (Edouard Philippe) ci sono ministri ex Ps e ex Lr. Il 62% dei francesi approva la presenza di esponenti Lr al 62%, percentuale che sale al 65% tra i simpatizzanti Républicains. I ministri Ps sono approvati al 63%, consenso che esplode all’83% per i simpatizzanti socialisti.

Queste previsioni hanno finito per preoccupare Macron. Troppa concentrazione di potere puo’ imbavagliare l’opposizione parlamentare, riducendo l’Assemblea a una camera di registrazione senza voce. Sempre secondo l’inchiesta di Sciences Po, per il 48% è il Fn ad incarnare l’opposizione, per il 36% Fi. Ma questi due partiti avranno una rappresentazione ridotta in numero di seggi, anche se probabilmente porteranno a Palais Bourbon i rispettivi leader, Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon. In questa situazione, l’opposizione rischia di esplodere nelle piazze. Già se ne vedono le primizie di fronte alle indiscrezioni sui contenuti della riforma del lavoro, benché smentite dal governo. La Cgt organizza delle mobilitazioni di protesta già a fine giugno, subito dopo le legislative. Il segretario, Philippe Martinez, sottolinea lo stato d’animo: “ho votato per Macron contro Le Pen, ma non per il suo programma”. Tanto più che, malgrado il voto Rem, la differenza destra-sinistra resta “pertinente” per gran parte dei cittadini.