In caduta libera un mese prima delle elezioni federali, senza più il paracadute della cancelliera-madre che per sedici anni ha garantito che «la Cdu non facesse la fine della Dc italiana», e appesi alla zavorra di Armin Laschet, governatore del Nordreno-Vestfalia e candidato premier che finora si è fatto notare perché rideva durante la visita ufficiale al comune più colpito dall’alluvione.

Peggio di così neppure i partner di governo socialdemocratici, che infatti lunedì hanno raggiunto per la prima volta la parità nel sondaggio dell’istituto Insa: Cdu-Csu e Spd 23%, Verdi 17%, liberali 13%, Afd 11% e Linke 7%. E così nel quartiere generale dell’Union «la domanda non è più con chi governeranno i cristiano-democratici ma se governeranno ancora» come riassume il premier bavarese Markus Söder.

LA CANCELLIERA MERKEL, appena tornata dalla tournée internazionale di congedo, avrebbe voluto tenersi ben lontana dalla campagna elettorale, invece ha dovuto richiamare gli iscritti nientemeno che ai valori della Cristianità. Del resto l’ultimo carotaggio sui concorrenti che aspirano alla sua poltrona è impietoso: primo nell’indice di gradimento è il socialdemocratico Olaf Scholz, seconda la Verde Annalena Baerbock, e solo terzo il suo delfino politico Laschet.

Ex fedelissimo che oltretutto non le risponde più e ha pure cominciato a criticare frontalmente il suo ultimo governo: «Serve un esame spietato per capire come mai la situazione in Afghanistan è stata giudicata male dal governo federale, poi bisognerà trarre le opportune conseguenze». Minaccia indigeribile per la cancelliera, il cui esecutivo è già nel pieno della bufera per la caduta di Kabul imprevista dal ministro degli Esteri Spd, Heiko Mass come dalla ministra della Difesa Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer: altra allieva della scuola politica di Merkel.

«Ci stiamo giocando tutto e io non voglio certo finire all’opposizione»: il governatore bavarese Söder non ama i giri di parole. Lo ha scandito sabato scorso al summit sullo «sprint finale» della campagna elettorale al Tempodrom di Berlino. Al suo fianco, la cancelliera e Laschet mentre in video si davano il cambio i principali esponenti del partito più alcuni attivisti.

Tutti d’accordo che nonostante sarà impossibile resuscitare il 32,9% delle preferenze delle scorse elezioni bisogna comunque impegnarsi fino al giorno prima del voto. «Se già ci dimostriamo poco convinti come possiamo pensare che i tedeschi si fidino di noi?» domanda Söder ai colleghi di partito. Peccato che il primo a non fidarsi del premier di Monaco sia il suo ex sfidante alle primarie, Friedrich Metz, per niente sicuro che il leader dei cristiano-sociali remi in direzione della vittoria: «Le sue battute su Laschet hanno danneggiato gravemente l’Union».

IL SOLO ESEMPIO di convinzione scientifica, anzi ultraterrena, lo fornisce Angela Merkel ripetendo come un mantra non solo che «Laschet diventerà sicuramente cancelliere» ma anche che terrà l’ago orientato sulla «lettera C della sigla della Cdu che è stata la bussola del passato e del presente. Armin ha sempre costruito ponti e mai barriere mettendo al centro la dignità della persona sulla base della nostra immagine cristiana dell’uomo».

IL PROBLEMA, PERÒ, è che Laschet continua a essere illuminato dai peggiori riflettori. Ultimo in ordine di tempo la “dedica” del 29 enne Youtuber di Acquisgrana Rezo: il 21 agosto ha caricato sulla rete il video Destruction Part 1: Incompetence condividendo con 550 mila utenti le critiche per la disastrosa gestione politica dell’alluvione, a cominciare proprio dal governatore del Nordreno-Vestfalia.

Non aiuta a migliorare l’immagine dell’Union il bollino nero degli ambientalisti appiccicato a Laschet: «Nemico della svolta climatica» per via della sua politica energetica non certo a misura di eolico e solare nel Land governato di concerto con la potentissima lobby carbonifera della Ruhr. Mentre da candidato cancelliere ha già invaso il campo affidato al ministro della Sanità, Jens Spahn, prefigurando la nuova politica sul Covid-19 in caso di vittoria elettorale. «Conto su ulteriori progressi nella vaccinazione e nello sblocco delle restrizioni per i vaccinati. Ma soprattutto punto a non avere mai più il lockdown» confida nell’intervista alla Bild.