Nel 1946 nasceva ad Alba, Piemonte, la nota fabbrica Ferrero, chiamata con il nome del fondatore, Pietro Ferrero. Sebbene siano passati 75 anni da quei giorni, l’azienda continua a sottolineare come non sia cambiato lo spirito, basato sull’idea di grande famiglia che si prende cura di tutti i suoi membri. Sicuramente questo è vero per i dipendenti della fabbrica ad Alba: sono rinomati gli incentivi ed i vantaggi che i lavoratori hanno nella fabbrica originaria, tanto che in molti considerano la Ferrero come un esempio positivo di un’industria di famiglia di successo.

PARTENDO DAL PIEMONTE, L’AZIENDA ora guidata da Giovanni Ferrero, nipote del fondatore, si è espansa nel mercato internazionale tramite acquisizioni di diverse aziende dolciarie. Oltre alle acquisizioni passate di TicTac ed Estathè, sono stati inglobati sotto la Ferrero il settore dolciario della Nestlè U.S. e la Kelloggs, entrambe negli Stati Uniti. In Europa invece sono stati acquisiti i biscotti della Fox, inglesi, della belga Delcre e della Kelsen (ex Campbell). Oltre ciò, nel 2014 ha acquisito la Oltan, produttrice di nocciole in Turchia, e la Ice Cream Factory Comaker, fabbrica di gelati che esporta in tutto il mondo.

AD OGGI LA FERRERO HA AVVIATO contratti di produzione principalmente in Costa d’Avorio, Ghana ed Ecuador, per avere un flusso costante di cacao, e in Turchia, principale esportatrice di nocciole nel mondo, così da avere risorse sufficienti per il suo prodotto di punta: la Nutella. A ciò si devono aggiungere le filiali produttive e di logistica aperte il 27 paesi del continente europeo (inclusa la Svizzera e la Russia), la presenza in otto paesi asiatici, tra cui la Cina e l’India, e la creazione di nuove fabbriche negli Stati Uniti.

ECCO CHE LA FERRERO, CON SEDE in Lussemburgo, appare come qualcosa di più della fabbrica piemontese di crema di nocciole che le persone si ricordano dall’infanzia. Inizia a delinearsi come una multinazionale dal fatturato di 12 miliardi annui – l’85% del quale proviene dalle esportazioni – che sta cercando di sopperire alla domanda interna che si è creata tramite l’espansione in diversi territori. Nel 2020 l’azienda piemontese si è affermata al terzo posto nel mondo tra le fabbriche di cioccolato e ai primi posti come consumatrice di nocciole.

QUESTO HA PORTATO LA FERRERO ad avere un potere decisionale nei settori da lei dominati talmente elevato che rischia di lasciar fuori le necessità di chi ha stretto contratti con essa. Un esempio è la Turchia, la quale produce a livello mondiale il 70% delle nocciole : dopo l’acquisto della Oltan, la Ferrero ha espanso la sua influenza nel mercato, arrivando a controllare circa il 30% del commercio di nocciole nel mondo. Il peso specifico che ne è derivato ha portato l’azienda a determinare i prezzi di acquisto delle nocciole. Questo ha reso i produttori locali dipendenti da scelte di mercato non loro, eliminato la concorrenza che si è trovata impreparata all’entrata nel mercato di un concorrente così espansivo e ridotto in condizioni critiche il processo produttivo. Delle oltre 50 ditte esportatrici ne sono rimaste cinque, e chi lavorava nei campi di nocciole si è visto ridurre il guadagno sotto la soglia di sostenibilità economica per via dei bassi prezzi decisi dalla Ferrero.

DA QUI SI E’ CONSTATATA LA PRESENZA di minori come lavoratori nei campi, in quanto contribuiscono anche loro all’economia della famiglia intaccata dal ribasso dei prezzi di mercato. Già due anni fa, a fronte delle critiche che sottolineavano un deficit del controllo sulla provenienza delle nocciole appena sotto al 50%, la Ferrero aveva affermato di voler agire per avere una filiera al 100% trasparente entro il 2020. Tuttavia, il termine è passato e l’ultimo rapporto di Anti Slavery International denuncia ancora lo sfruttamento del lavoro minorile e di condizioni di lavoro degradanti per i lavoratori (buona parte rifugiati siriani) presente dietro il marchio Nutella. Ma il problema della trasparenza non si ferma alle nocciole: anche l’industria del cacao in Ghana e Costa d’Avorio è sotto accusa per la presenza di oltre due milioni di bambini nel processo produttivo.

ALLE PROBLEMATICHE RELATIVE alle condizioni di lavoro nei campi si affiancano le preoccupazioni di tipo ambientale: dall’orvietano ai parchi naturali ghanesi, l’impatto degli interessi Ferrero sono stati drastici. Chi abita questi territori lamenta una distruzione dell’ecosistema in favore della monocoltura di turno utile all’azienda piemontese per mantenere costante il flusso di risorse da cui dipende.

ECCO DUNQUE CHE L’«AZIENDA FAMILIARE» e la sua Nutella risultano essere un velo ormai trasparente attraverso cui si possono osservare dinamiche da grande multinazionale che sa muoversi in diversi campi ed essere non solo trasformatrice ma anche produttrice di materie prime, squilibrando i mercati di qualsiasi posto in cui punti i propri capitali per il raggiungimento di ulteriori profitti.