La stella nascente dell’estrema destra ellenica si chiama Kyriakos Velopoulos e di mestiere fa il televenditore. La sua trasmissione si chiama Soluzione Greca, esattamente come la sua formazione politica che ha guadagnato un seggio al Parlamento Europeo e probabilmente entrerà anche in quello nazionale.

Da circa sei anni Velopoulos affitta spazi in piccole televisioni locali e vende la sua mercanzia. Prima aveva tentato la via del giornalismo ma gli era andata male. Una tv di Salonicco lo ha cacciato in malo modo perché si faceva pagare dai candidati per invitarli in studio.

Il pubblico ha scoperto Velopoulos solo qualche anno fa, quando si mise di fronte alla telecamera a vendere le «lettere autografe di Gesù Cristo», certificate ed autentificate da «numerosi alti prelati ortodossi». Gli stessi che gli affidano la vendita di «miracolosi ceri» di Monte Athos, capaci di «guarire il cancro», ma anche «tradizionali erbe medicinali contro l’Alzheimer». Sono alcuni monaci estremisti che occupano il monastero Esfigmenou nella montagna sacra; anni fa affrontarono con bottiglie molotov i poliziotti che cercavano di sgomberarli. Velopoulos ha offerto loro una tribuna ed ha facilitato la loro integrazione nella piccola Chiesa vecchio-calendarista, che rifiuta il calendario gregoriano in quanto opera dello «scismatico ed eretico Papa di Roma». Facile per l’astuto televenditore prendere per la manina questi gruppuscoli di fanatici religiosi e spostarli su posizioni di estrema destra, guadagnandoci in cambio la patente di vero difensore dell’ortodossia.

Il motivo reale che però ha spinto quasi 240mila elettori greci a mandare a Strasburgo un personaggio privo di qualsiasi credibilità va cercato nella fuga di elettori da Alba Dorata. La formazione nazista ha ottenuto uno scarso 4,8% e due seggi, in netto calo sia rispetto alle scorse elezioni europee (9,3%) sia alle nazionali del settembre 2015 (7%).

Il motivo va ricercato nel maxi processo contro il gruppo dirigente che, dopo tre anni di dibattimento, si sta finalmente avviando verso la sentenza. Alla pesantissima accusa di essere non un partito ma un’«associazione criminale» vanno aggiunti due omicidi e decine di assalti squadristi. Il capo di Alba Dorata Nikolaos Michaloliakos ha fatto di tutto per scaricare ogni responsabilità sui suoi sottoposti. Nel dibattimento è stato però dimostrato con abbondanza di prove (video, documenti e testimonianze di ex militanti) che in Alba Dorata tutte le attività, comprese quelle criminali, sono ordinate dal capo e che non si muove foglia che Michaloliakos non voglia. La condanna quindi del gruppo dirigente è ritenuta certa e si attende solo di vedere in quale misura. Poiché non è concepibile un’organizzazione nazionalsocialista senza un führer, Alba Dorata sembra avere i giorni contati.

Va anche precisato che man mano che la sua difesa crollava, Michaloliakos ha reagito in maniera sempre più scomposta. Poco prima delle elezioni europee ha cacciato in malo modo i tre eurodeputati uscenti, pur di assicurare l’immunità parlamentare a Yannis Lagos. Lagos è il responsabile della squadraccia che nel 2013 ha ucciso il rapper antifascista Pavlos Fyssas ed è depositario di molti segreti. Un suo «pentimento» avrebbe dato il colpo di grazia al führer.

I tre ex deputati europei di Alba Dorata hanno fondato una loro formazione, che si è presentata insieme con il partito di estrema destra Laos (Coalizione Popolare Ortodossa) di Georgios Karatzaferis, ottenendo un misero 1,2%. Laos era in Parlamento fino al 2012, quando fece l’errore di partecipare al governo tecnocratico di Papademos e i suoi elettori passarono in blocco ad Alba Dorata.

A Laos a iniziato la sua carriera politica anche Velopoulos. Nel decennio scorso era solito organizzare parate ultranazionaliste e contestazioni ai congressi imprenditoriali greco-turchi. Al suo fianco dentro Laos c’erano personaggi che nel frattempo sono diventati importanti, avendo fatto una brillante carriera nel partito conservatore Nuova Democrazia. Come Adonis Georgiadis, anche lui ex televenditore ed attuale vicepresidente del partito, l’ex ministro ed attuale responsabile per la pubblica amministrazione Makis Voridis e perfino l’ex deputato Thanos Plevris, figlio di Kostas, l’uomo dei colonnelli in Italia all’epoca delle stragi. Una bella rimpatriata.