In piazza da sola. La Cgil si ricompatta e lancia una manifestazione per il 25 ottobre a piazza San Giovanni a Roma che ingloba quella già annunciata dalla sola Fiom per il sabato precedente. L’attacco di Renzi al sindacato, che ne mette in discussione la stessa sopravvivenza, porta Susanna Camusso a scegliere di accantonare le divisioni interne e a reagire in modo forte. Sebbene lo sciopero generale sia di là da venire, la Cgil si dimostra l’unica forza capace di reagire alla sfida del premier, la più forte dai tempi del decreto di San Valentino di Craxi con l’addio alla scala mobile.

L’accordo Camusso-Landini è stato alla base della riunione della segreteria allargata ai territori e alle categorie che ieri pomeriggio ha deciso per l’accelerazione. A sancirla sarà il Direttivo Cgil convocato in fretta e furia per domani a Bologna proprio perché oggi la Fiom tiene la prevista Assemblea nazionale nella vicina Cervia (Ravenna). Dove oggi Landini potrà incassare un successo politico innegabile: aver trascinato tutta la confederazione sulle sue posizioni. È stato infatti il segretario della Fiom il primo a decidere per lo sciopero – 8 ore da gestire territorialmente – e per la piazza – inzialmente convocatata proprio per il 25 ottobre e poi anticipata al 18 per l’urgenza della situazione. Mosse che hanno – finalmente – smascherato l’asse strumentale con lui che Renzi sapientemente stava usando in chiave anti Cgil e antisindacato.

La gestazione della mobilitazione è stata lunga e complicata. E ad influire sulla decisione definitiva di ieri sono stati i problemi in casa Cisl e Uil. Se le dimissioni di Bonanni lasciano nel limbo la Cisl almeno per due settimane, la lettera “separata” di Angeletti a Renzi di mercoledì ha mostrato come la volontà di arrivare ad una manifestazione unitaria delle tre confederazioni fosse poca o niente. Così già in mattinata l’incontro delle segreterie previsto per oggi era saltato, primo segnale della scelta Cgil.

Camusso ha dunque deciso di rispolverare quella “Piazza per il lavoro” già lanciata – senza avvertire gran parte della confederazione – l’8 settembre da Floris. Poi però arrivò il congelamento nell’attesa di un confronto con Cisl e Uil che mai avverrà. Formalmente la porta alle altre due confederazioni è lasciata aperta, ma pare quasi impossibile che queste accettino di confluire in una manifestazione su cui l’invisa Fiom ha messo la bandierina.

Fra le categorie Cgil in molte auspicavano la soluzione decisa ieri, a partire dallo Spi di Carla Cantone. Più restia era la Fp Cgil che ha già in programma una manifestazione unitaria convocata per l’8 novembre: la mobilitazione dei dipendenti pubblici però è al momento confermata e difficilmente salterà.

L’oscillazione del segretario generale fra la fuga in avanti e la ricerca dell’unità confederale fino alla – presunta – apertura di mercoledì sull’articolo 18 per i neo-assunti aveva creato malumori anche nei territori. La decisione di ieri ha avuto il merito di mettere tutti d’accordo: «La sfida del governo è tale che serve subito mobilitarsi. E pazienza se Cisl e Uil non ci saranno», sintetizza un partecipante alla riunione.

Camusso però non ha al momento alcuna intenzione di arrivare allo sciopero generale – considerato da molti anche in Cgil un’arma oramai spuntata – e vuole tenere un profilo «propositivo» per la manifestazione del 25. La mobilitazione sarà dunque incentrata sulle proposte Cgil per superare il precariato, per estendere le tutele al variegato mondo che Renzi cerca invece di aizzare contro il sindacato, per ammortizzatori sociali universali e finanziati in modo mutualistico.

Altro elemento da non sottovalutare: la manifestazione arriverà in una settimana decisiva per la definizione della legge di Stabilità, il vero banco di prova del governo. I 20 miliardi e più di cui Renzi e Padoan hanno bisogno saranno trovati in gran parte tagliando la spesa sociale e neanche la boutade del Tfr in busta paga accontenterà i lavoratori.

L’ultima volta che la Cgil scese in piazza da sola fu il 20 ottobre 2012. Una manifestazione fatta per raccontare la crisi con stand territoriali e di categoria. A due anni di distanza San Giovanni segnerà una tappa fondamentale nel destino della Cgil e del sindacato in Italia: rilancio come unica opposizione sociale o tramonto definitivo.