Colpisce al cuore il disco del duo Michel Godard/Ihab Radwan, che torna a proporre l’arte dell’improvvisazione come snodo interpretativo di un jazz in cui si fondono richiami ed evocazioni di stampo italiano, francese e dal Vicino Oriente. Maestri di perfetto equilibrio fra tempo passato e contemporaneità, il basso tuba di Michel e l’oud di Idhab dialogano creando suoni meticci dalla luce vivida negli spartiti di Tenderness, Dahab, Serbia. Ai brani che scorrono seguendo il corso di una musica fluente, si contrappongono assoli attesi nella breve pausa di un silenzio. Doux Desirs oltrepassa qualsiasi barriera, codice prestabilito, definizione pignola di genere, per divenire desiderio, dolce, di esprimere la fratellanza universale dei suoni. Prova ne sia la splendida In the grotte. Il basso tuba attende due minuti prima di entrare ed esaltare, con la sua morbida pienezza, le infinite, cangianti, magie dell’oud.