Il dibattito oggi è bollente. In tempi di pandemia e di ricorrenti lockdown più o meno rigidi, ci si chiede se, oltre a rispettare individualmente le norme sul distanziamento e sul divieto di raduni, fino a che punto è il caso di spingersi nel controllare i vicini, o gli altri in generale? Insomma, se dall’appartamento accanto arrivano schiamazzi che segnalano una festa, chiamare la polizia per denunciarli è certamente legale, ma lo consideriamo anche morale? Qual è il limite fra denuncia e delazione? Ci sono situazioni nella quali il confine è chiaro, ma tante altre che lo rendono labile, non soltanto oggi, ma anche nel passato.

INDAGA IL FENOMENO un’ottima raccolta di saggi a cura di Maria Giuseppina Muzzarelli: Riferire all’autorità. Denuncia e delazione tra Medioevo ed Età moderna (Viella, pp. 300, euro 32) che si divide in tre parti: la prima dedicata a «La città e i delatori», la seconda a «Lo specchio delle norme», la terza più breve a «Rivelatori di mentalità». Dal punto di vista cronologico il basso-tardo Medioevo riceve l’attenzione maggiore, soprattutto in riferimento al mondo comunale, o comunque cittadino; ma ci sono anche diversi articoli sull’età moderna e sul primo Medioevo, quando le fonti sono rare ed è più difficile indagare l’argomento. Se ne occupano Carmelina Urso ricorrendo alle leggi dei regni romano-barbarici con un capitolo su La delazione nelle fonti barbariche. Il caso dei franchi, degli ostrogoti e dei longobardi ed Emanuele Piazza, sfruttando una splendida fonte, l’Antapodosis di Liutprando di Cremona, per parlare di Spie, delazioni e congiure.

CI SONO PERÒ AMBITI particolarmente ricchi sotto il profilo documentario e per i presupposti contestuali. Negli Statuti comunali si prevedeva che i cittadini denunciassero alle autorità i casi di mancato rispetto delle norme; generalmente al denunciante andava una quota della multa applicata al trasgressore. C’è poi il caso delle denunce anonime, particolarmente rilevanti quando vengono usate nel campo dell’eresia. A partire dal Duecento gli inquisitori visitavano i luoghi oggetto della loro inchiesta su segnalazione delle commissioni preposte a vigilare contro l’espandersi dell’eresia o su denunzia che restava anonima (dal 1261 erano ammesse anche le denunzie degli stessi ex-eretici «pentiti»). Si apriva allora il tempus gratiae: con un «sermone generale» s’invitavano tutti quelli che a qualunque titolo avessero avuto contatto con tesi o con gruppi ereticali a presentarsi spontaneamente, facendo ammenda e ricevendo una; chi avesse avuto notizia di eretici, era allo stesso modo invitato a testimoniare rivelando quanto sapeva. La delazione è qui il fondamento stesso dell’inchiesta.

TROPPO SPESSO alla luce della nostra condizione attuale di vita, del fatto che ci sentiamo garantiti dalla legge o moralmente superiori rispetto ai tempi passati, siamo portati a pensare che tutto questo non potrebbe accadere oggi. E invece a volte bastano piccoli incrinamenti, quali sono quelli odierni, per svelare che le zone grigie sono più di quante immaginiamo.