Il Nuovo manifesto società cooperativa editrice è una cooperativa giornalistica a mutualità prevalente: tutti i dipendenti sono soci della cooperativa e partecipano direttamente all’elezione delle cariche sociali (consiglio di amministrazione) e del direttore del giornale.

Per statuto la cooperativa è autogestita dai soci e non ha scopo di lucro: tutti gli eventuali utili rimangono all’interno della cooperativa.

«Il nuovo manifesto» ha maturato il diritto a fruire dei contributi diretti per l’editoria ma ha iniziato a riceverli, pro quota e a seconda degli stanziamenti, solo alla fine del 2014.

Per la «newco» sono dunque disponibili al momento i soli bilanci del 2013 e 2014.

Per quanto riguarda il 2013, l’anno si è chiuso con un utile ante imposte di 63.670 euro e una perdita post imposte di 3.407 euro; quindi di sostanziale pareggio, quasi una rarità di questi tempi.

L’analisi dei costi evidenzia la farraginosità, diciamo, della filiera distributiva tradizionale legata al prodotto cartaceo.

Infatti, fatto 100 i circa 6 milioni di costi dell’esercizio 2013 l’incidenza
di distribuzione e trasporti è esattamente di un terzo del totale, chiara evidenza di quanto la capillarità delle edicole, ma anche inevitabilmente la sua frammentazione, unita a logiche che definire medioevali è un eufemismo con la legge sull’informatizzazione delle edicole disattesa sino ad oggi ed una legge di riforma dell’editoria che non promette niente, o quasi, di buono, anche, in tal senso.

Il totale dei ricavi è stato di 6.071.185 euro. Per quanto riguarda gli introiti vi sono diversi aspetti d’interesse.

Emerge come il 76% delle revenues derivi dalla vendita di contenuti giornalistici [carta 63% e digitale3%], un’incidenza di gran lunga superiore a quella delle altre testate prese in esame.

Soprattutto, si evidenzia come il peso dei ricavi pubblicitari sia solamente del 9%, un fatto straordinario per quasi la totalità dei quotidiani italiani, come emerge dall’analisi degli altri gruppi editoriali presi in considerazione. Si tratta dell’evidenza di quanto scelte editoriali non certo tenere con i potenziali inserzionisti comportino un prezzo da pagare. Insomma, la libertà di stampa vera costa cara.

I ricavi 2014 si sono attestati a 6.669.579 euro (+9.8% rispetto al 2014). In miglioramento anche gli utili ante imposte a 343.571 euro sono oltre il doppio dell’anno precedente e 206.057 di utile contro il sostanziale pareggio del 2013.

In calo di circa un quarto i ricavi derivanti dalla pubblicità che nell’esercizio 2014 arrivano a pesare circa il 6% del totale.

Le revenues derivanti dalla vendita di contenuti digitali si attestano, così come l’anno precedente, intorno al 3%. Considerando che il sito de l manifesto è senza pubblicità, e adotta un «metered» paywall che consente, previa registrazione, di leggere gratuitamente 8 articoli ogni 30 giorni, oltre agli editoriali che invece sono sempre «open», gratuiti, e che dunque gli unici ricavi derivano da coloro che sottoscrivono un abbonamento alla versione digitale del quotidiano la sostanziale tenuta rispetto al 2013 evidenzia la presenza di un nucleo di lettori fidelizzati anche per l’online.

Insomma, pare che Il manifesto abbia le carte in regola per guardare con relativa serenità al futuro anche perché, come recita il payoff del quotidiano: «Social network dal 1969», non vi è dubbio che rispetto ad altri giornali abbia come asset una comunità di lettori coesa, un patrimonio davvero importante sul quale continuare a costruire.