E’ ufficiale. L’aria inquinata è cancerogena. Lo ha stabilito l’International Agency for research on Cancer (Iarc) di Lione, l’ente che per conto dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (Oms) classifica e studia le sostanze che provocano il tumore. Si tratta di un pronunciamento storico perché riguarda non solo particolari inquinanti come il fumo da diesel o il benzo(a)pirene, ma il mix di agenti che inquinano l’atmosfera nel suo complesso. L’aria inquinata è stata inserita nel gruppo che comprende le principali fonti di cancro ai polmoni o alla vescica, come veri e propri veleni quali il cloruro di vinile, la formaldeide, il benzene o l’amianto. Secondo lo Iarc solo nel 2010 ci sono stati 223 mila morti per tumori polmonari causati da aria inquinata in tutto il mondo, ai quali vanno aggiunti altre 3 milioni di persone morte per tutte le altre malattie correlate all’inquinamento.

Le principali cause dell’inquinamento dell’aria sono l’industria, il trasporto su strada, l’agricoltura e l’edilizia. “Classificare l’inquinamento dell’aria come cancerogeno per l’uomo è un passo in avanti importante – ha detto Christopher Selvaggio, direttore dello Iarc – un segnale forte, considerando il livello di esposizione della popolazione mondiale, inviato alla comunità internazionale affinché agisca senza ulteriori ritardi”. In totale i morti di tumore ai polmoni per inquinamento rappresentano il 3-5% dei casi. Una percentuale che non può essere paragonata al fumo (causa dell’85% dei morti di cancro polmonare), ma che non può più essere ignorata. E se è vero che la maggior parte delle vittime sono concentrate nei paesi asiatici (basta ricordare le immagini inquietanti di Pechino asfissiata dallo smog), nessun paese del mondo ne è immune. Secondo un altro studio realizzato dalla Eea, agenzia europea dell’ambiente, il 90-95% della popolazione urbana in Europa è esposto a valori di Pm 2.5 superiore ai limiti stabiliti dall’Oms, l’81% respira aria inquinata da Pm10 oltre le soglie di sicurezza, più del 97% è colpito dall’inquinamento da ozono e il 94% da elevate concentrazioni di benzo(a)pirene.

Il traffico su strada è causa del 20-40% dell’inquinamento totale. Ma non va sottovalutato l’inquinamento dovuto a combustione di biomasse. Ben 2,7 miliardi di persone nel mondo bruciano legna e altro per scaldarsi e cucinare. La biomassa rappresenta il 10% del consumo di energia primaria a livello globale.

Questo significa che non solo il cattivo sviluppo provoca inquinamento, ma anche il sottosviluppo e la povertà. E anche in questo caso il fenomeno non riguarda solo i paesi in via di sviluppo. Particolare il caso studiato dall’università della città greca di Salonicco. Da quando il governo nel 2012 ha alzato il prezzo dell’olio combustibile da 90 centesimi a 1,30 euro al litro, i cittadini sono stati costretti a tornare a riscaldarsi con il fuoco. La crisi ha provocato un diminuzione delle polveri sottili nei mesi caldi a causa della riduzione del traffico, ma nei mesi invernali le polveri sono sensibilmente aumentate.