Sarà raccontata dai media mainstream come l’ennesimo atto di intolleranza delle periferie romane, ma questa volta, se ce n’era bisogno, la verità è sotto gli occhi di tutti. «Un gruppo di “manifestanti” di Casa Pound ha bloccato l’uscita del Villaggio Attrezzato di Via Cesare Lombroso, nel Municipio XIV, mentre i bambini e i ragazzi del campo si apprestavano ad andare a scuola. Lo stesso è avvenuto di fronte ad alcuni plessi scolastici della zona, in cui i minori rom sono iscritti»: la denuncia viene dall’Arci e dalla Cooperativa Eureka I che lavora nel campo rom nella periferia nord ovest della Capitale con progetti di scolarizzazione dei bambini. La reazione del Campidoglio è immediata e dura: «Un gesto vergognoso e grave – lo definisce il vicesindaco Luigi Nieri – che respingiamo con forza. Un atto di razzismo che va contro ogni principio democratico e che vuole impedire ogni percorso di integrazione e accoglienza». E un’interrogazione al ministro Alfano è stata presentata dalla capogruppo Pd della commissione Cultura della Camera, Maria Coscia, con la richiesta di «fare luce su quanto accaduto» e di «prendere misure urgenti per fare in modo che non si ripetano più gesti di inaudita violenza e in chiara violazione della Carta Costituzionale» e dei «diritti inalienabili» dell’infanzia e dell’adolescenza.

Con i tipici striscioni che abbiamo visto in queste ultime settimane nelle borgate romane in rivolta e nella “marcia delle periferie” del 15 novembre scorso, i militanti di Casa Pound e Blocco studentesco hanno deciso, insieme ad alcuni studenti degli istituti Tacito e Domizia Lucilla, di spaventare gli abitanti del campo di Via Lombroso prendendo a pretesto «le provocazioni di alcuni esponenti di etnia rom, che nei giorni scorsi avevano lanciato dei sassi all’indirizzo di alcuni studenti italiani che frequentano gli istituti del quartiere». «È una situazione invivibile, per questo abbiamo voluto dimostrare che ci sono ragazzi italiani che non sono disposti a subire in silenzio questo tipo di prepotenze», riconosce lo stesso Fabio Di Martino, responsabile nazionale del Blocco Studentesco, che smentisce però la ricostruzione degli eventi. «La manifestazione si è svolta davanti all’istituto – afferma Di Martino – Non abbiamo bloccato l’uscita del campo né tanto meno messo a repentaglio la sicurezza di chicchessia».

Eppure anche sul caso delle presunte sassaiole da parte dei giovani rom contro i vicini istituti scolastici c’è qualcosa che non torna. Se n’è occupato il presidente del XIV municipio, Valerio Barletta, dopo la ricostruzione degli eventi fornita dal Messaggero: «Ho scritto personalmente al Dott. Musti, dirigente del commissariato di Primavalle, al Capitano Acquotti, comandante della compagnia Trionfale dei Carabinieri e al Dott. Bertola, comandante della polizia locale per sapere se erano state presentate a loro denunce ovvero se a loro risultavano fatti, seppure non denunciati, ma riconducibili a quelli riportati dal quotidiano – ricostruisce Barletta – Posso dichiarare adesso con certezza che nessuno dei fatti pubblicati è mai stato denunciato nei scorsi giorni e nelle scorse settimane. Tengo a precisare la stessa presa di distanza da parte delle Dirigenti delle due scuole coinvolte su una notizia costruita, spaventate oggi perché negli anni avevano riscontrato miglioramenti nel processo di integrazione dei bambini rom». «Le due Dirigenti – conclude Barletta – mi hanno chiesto di aiutarle a far sì che non accada mai più che dei ragazzi, ex alunni o provenienti da altri quartieri limitrofi, neghino il diritto ad altri ragazzi di entrare a scuola e seguire le lezioni».