L’Arabia saudita processerà i responsabili di violazioni contro i civili yemeniti. L’annuncio lo ha ieri da Londra il colonnello al-Maliki, portavoce della coalizione saudita che dal marzo 2015 bombarda lo Yemen.

Una riedizione del processo Khashoggi, verrebbe da dire, con il regime che giudica gli esecutori per salvare i mandanti. Perché la guerra allo Yemen è costellata di una miriade di stragi (mirate) di civili, di bombe su scuole, ospedali, siti archeologici, mercati, autobus.

Lo ha detto innumerevoli volte, inascoltata, l’Onu. Si stimano 100mila morti (per bombe, malattie, fame) di cui decine di migliaia di civili: almeno 7.500 quelli uccisi dallo scorso settembre (dati Onu).

Ora Riyadh intende processare «i violatori del diritto internazionale secondo le leggi dei vari paesi della coalizione». Violatori, specifica, «per errore o per violazione delle regole di ingaggio».

Sul tavolo, però, solo tre bombardamenti, scrive il Guardian: su un ospedale di Abs (agosto 2016, 19 morti); su un matrimonio a Bani Qayis (aprile 2018, 20 morti); su uno scuolabus a Dahyan (agosto 2018, 29 bambini uccisi).