Riparte anche L’Aquila, il 4 maggio, il più grande cantiere d’Europa. In maniera progressiva torneranno in attività, dopo un mese e mezzo di fermo a causa dell’emergenza sanitaria in atto, circa 6-7 mila addetti impegnati nella ricostruzione della città, ad 11 anni dal disastroso sisma che nel 2009 ha causato distruzione e 309 morti.

E il sindaco, Pierluigi Biondi, ha firmato un’ordinanza con cui impone, alle imprese che operano sul territorio, il rispetto delle disposizioni contenute in un protocollo che racchiude “le buoni prassi in materia di sicurezza, contrasto e contenimento alla diffusione del Covid 19”. Un provvedimento che, tra l’altro, obbliga le ditte “ad effettuare test tra i dipendenti per verificarne la negatività al virus”. In una realtà dove l’infezione ha attecchito sporadicamente.

“È una misura precauzionale – spiega Biondi – a tutela di tutti. Alla riapertura dei cantieri, che sono circa 500 – prosegue – i medici delle aziende coinvolte dovranno avere, tra i documenti, anche i certificati che attestano che i lavoratori e tutti coloro che entrano ed escono dal cantiere, non sono contagiati. Successivamente gli esami dovranno essere ripetuti periodicamente”.

E questo dovrà avvenire entro 14 giorni dalla comunicazione della ripresa degli interventi edili. Ma sarà possibile dato il caos tamponi che c’è ancora in Abruzzo? Con cittadini che hanno dovuto attendere anche 50 giorni prima di avere i risultati? “Ho parlato con Asl e Regione – afferma – e mi hanno assicurato che non ci saranno problemi. A gennaio – fa presente – erano state censite tra le 5 e le 6mila maestranze. Si tratta di una città all’interno della città che ogni giorno si muove e vive per contribuire alla rinascita del dopo terremoto. E dobbiamo essere cauti, perché qui il numero di contagi è stato molto basso e da giorni è pari a zero. L’obiettivo è mantenere questo standard, reso possibile grazie ad alcuni fattori, tra cui la prontezza del sistema sanitario, la conformazione del territorio e, soprattutto, la disciplina e il grande rispetto delle regole”.

Oltre al “monitoraggio” attraverso controlli sanitari, è prevista la verifica della temperatura corporea all’ingresso nel cantiere, la sanificazione giornaliera dei locali e degli ambienti chiusi, il rispetto delle distanze. “Non rappresenta un obbligo, – sottolinea ancora Biondi – ma una forte raccomandazione da parte dell’amministrazione, la possibilità di far pernottare i lavoratori nelle nostre strutture ricettive, al fine di contenere il pendolarismo e l’utilizzo di applicativi per la raccolta di informazioni utili al tracciamento dei contagi.

Ci rendiamo conto – dice – dello sforzo, anche economico, a cui saranno chiamate le imprese. Per questa ragione ho chiesto, con una nota inviata al premier, Giuseppe Conte, e al ministro per le Infrastrutture, Paola De Micheli, di prevedere una norma che consenta di riconoscere un contributo aggiuntivo alle aziende impegnate nella ricostruzione post sisma”.