Non è Mafia capitale ma il sistema corruttivo che sembra essere cresciuto nel più grande cantiere d’Europa, quello della ricostruzione post sisma de L’Aquila, inizia a mostra molte similitudini. Ieri sono finiti agli arresti domiciliari l’ex vice sindaco e assessore all’urbanistica Roberto Riga (del Pd) – che a gennaio fu costretto a dimettersi perché indagato per presunte mazzette negli appalti – e un imprenditore edile molto noto in Abruzzo e nel Lazio, Massimo Mancini, anche vicepresidente dell’Aquila Calcio.

Entrambi sono accusati dalla procura aquilana di corruzione in concorso per l’aggiudicazione della ricostruzione da 28,5 milioni di euro del complesso edilizio di proprietà dell’Opera Salesiana e dell’Oratorio Don Bosco. Intanto ad Udine la polizia ha arrestato, dopo la condanna definitiva della corte d’Appello dell’Aquila, Livio Bearzi, di 58 anni, all’epoca del terremoto del 6 aprile 2009 preside del Convitto nazionale, la struttura che crollò provocando la morte di tre studenti minorenni e il ferimento di altri due.

Nell’inchiesta coordinate dal procuratore capo del capoluogo abruzzese, Fausto Cardella, e dal pm David Mancini, è finito anche l’attuale amministratore delegato dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Paolo Aielli, ex titolare dell’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra), e sono stati notificati anche due divieti temporanei dell’esercizio d’impresa nei confronti di altri due imprenditori edili locali accusati, al pari di Massimo Mancini, di di aver corrotto l’ex assessore all’urbanistica. Sono stati sequestrati inoltre beni nella disponibilità dell’amministratore pubblico per circa 58 mila euro, che sarebbe pari al profitto connesso al reato di corruzione.

Secondo gli inquirenti, la ditta Mancini sarebbe stata favorita dall’ex vice sindaco Riga nell’affidamento dei lavori dell’Opera salesiana. L’esponente Pd si sarebbe speso con il rappresentante legale dell’Ente ecclesiastico danneggiata dal sisma e in cambio avrebbe stipulato con Mancini un contratto di affitto di 12 anni a prezzo maggiorato rispetto a quelli di mercato di una delle due abitazioni acquistate in precedenza dalla moglie di Riga.

Una notizia che, sia pur non inaspettata, cade pesantemente soprattutto sulla testa del sindaco Massimo Cialente: «Per me è un dolore enorme, più volte avevo raccomandato a Riga attenzione estrema, ma leggendo i resoconti mi veniva la nausea». Riga era già stato indagato nell’inchiesta «Do ut des» su tangenti nei puntellamenti post-sisma e in quella occasione lasciò la giunta di centrosinistra (nel governo della città anche Rifondazione comunista).

«Gli chiesi di dimettersi, era dovuto non essendo un semplice avviso di garanzia – ricorda Cialente, che a sua volta si dimise salvo poi rientrare con la nomina di un nuovo vice, l’ex procuratore Nicola Trifuoggi – è una vicenda di ricostruzione privata che non è stata proprio gestita dal Comune. Delibere procedurali se ne fanno normalmente – conclude – per far partire i cantieri, ma sono atti normali, non potevamo fermare una cosa finanziata con i soldi del quotidiano Libero e di Enel Cuore».