Non è la prima volta che la «questione musulmana» fa capolino nelle presidenziali francesi ma, a pochi giorni dal voto, il tema assume un significato particolare. La seconda comunità islamica dell’Europa occidentale, stimata in oltre 6 milioni di fedeli, fin qui non si è mai schierata in modo esplicito. Al punto che si pensa abbia sostenuto successivamente, ed in uguale misura, sia Sarkozy che Hollande.

Quest’anno, fin dal debutto della corsa all’Eliseo, le destre, sia quella di ispirazione gollista che quella estrema, si sono caratterizzate per i continui affondi sulla «minaccia dell’Islam fondamentalista» incombente sul paese e non solo nei termini, evidenti, della sfida lanciata dal terrorismo jihadista. La rincorsa su questo terreno dei tradizionali slogan di battaglia del Front National che da anni denuncia «la resa dello Stato di fronte agli islamisti», ha scandito la campagna del candidato dei Républicains, François Fillon, inaugurata con la pubblicazione di un suo pamphlet dal titolo esplicativo: Vaincre le totalitarisme islamique che, scritto all’indomani del terrificante attentato di Nizza del luglio scorso, finiva per gettare un’ombra di sospetto sull’intera presenza musulmana nel paese. Tesi ribadite al quotidiano conservatore Le Figaro: «Non c’è un problema relativo alla religione in Francia, c’è un problema relativo all’Islam».

E proprio il clima in cui si sono svolte, senza esclusione di colpi, le primarie del centrodestra che hanno visto prevalere l’ex primo ministro di Sarkozy, hanno indicato quanto profonda sia la deriva su questo terreno di una parte del campo della destra classica.

Con l’avvicinarsi del voto, e ancor di più dopo l’esito del ballottaggio che ha visto imporsi Macron e Le Pen, l’Islam di Francia ha però cominciato a suscitare anche altre prese di posizione.
Innanzitutto perché, abbandonando la tradizionale distanza esibita nei confronti dei partiti, una parte del mondo musulmano transalpino si è espressa in modo chiaro quanto alle scelte elettorali. In occasione della 34a edizione degli Incontri annuali dei musulmani di Francia, svoltisi come d’abitudine nell’area espositiva del Bourget, nella banlieue parigina della Seine-Saint-Denis, gli esponenti della maggiore tra le associazioni islamiche del paese, l’Union des organisations islamiques de France, Uoif, spesso indicata come vicina alla tendenza politico-religiosa dei Fratelli Musulmani e che raggruppa circa 250 moschee sparse in tutto il paese, hanno esortato la propria comunità a «non scegliere, come è spesso accaduto in passato, l’astensione che rischia di non avere alcun peso», per fare invece «una scelta di responsabilità». Ancor più nette le parole di Amar Lasfar, presidente dell’Uoif che ha invitato i presenti a «preservare la Francia dalla minaccia dell’estrema destra».

Il punto è che dopo l’esito del primo turno, per la destra e il Front National, le parole di Lasfar si sono trasformate tout-court in un appoggio esplicito al candidato di En Marche!. Nadine Modiano, già segretaria di Stato alla famiglia di Sarkozy, ha chiesto così a Macron di «rifiutare l’appoggio dell’Ouif», mentre Marine Le Pen, parla «di un candidato in mano ai comunitaristi più pericolosi, la cui associazione io ho proposto da tempo che venga sciolta». Quanto a Macron, ha smentito ogni endorsement diretto, ma con un certo imbarazzo.

In precedenza, altre sigle comunitarie come il Collectif des musulmans de France, l’Union des démocrates musulmans de France o il nuovo partito Français et musulmans si erano divise tra il voto a Mélenchon, Hamon o lo stesso Macron, e la prospettiva di una campagna in solitaria, in questo caso in vista delle legislative.