La sentenza del Tar che dichiara nulle le elezioni regionali piemontesi del 2010 ha per noi, studentesse e studenti universitari, un sapore amaro. Certo, si è fatta giustizia delle irregolarità con cui il centrodestra riuscì a vincere, e il verdetto del Tar accorcerà di qualche mese la vita alla giunta di Roberto Cota: ma chi ci restituirà i diritti che in questi quattro anni ci sono stati sottratti? Dove sono le nostre borse di studio? Che fine hanno fatto i treni regionali soppressi, gli ospedali chiusi?

È il sapore amaro di una sentenza arrivata troppo tardi, ora che i danni sono già stati fatti: migliaia di studenti a cui è stato negato il diritto allo studio hanno dovuto abbandonare l’università; il trasporto pubblico locale ha subito tagli mortali – con la chiusura di tratte ferroviarie, l’eliminazione di molte linee di autobus e tram, l’aumento indiscriminato delle tariffe – che hanno lasciato profonde cicatrici nelle vite quotidiane di studenti e precari; lo smantellamento dei fondi per la cassa integrazione in deroga ha abbandonato a loro stessi i lavoratori più deboli; molte strutture ospedaliere sono state chiuse e svendute.

Quelli che abbiamo alle spalle sono quattro anni di dilagante corruzione e di scelte politiche antisociali e miopi, spesso corredate di dichiarazioni razziste e omofobe. Quattro anni in cui le cittadine e i cittadini piemontesi – di ogni sesso, età e provenienza – hanno subito un peggioramento delle loro condizioni di vita a causa di un governo regionale la cui illegittimità non può più essere negata. Anche se Cota si appellerà al Consiglio di Stato, ormai la parola fine sembra scritta indelebilmente: nelle prossime settimane anche l’ultimo degli ennesimi ricorsi dovrebbe sancire il ritorno al voto in Piemonte. La campagna elettorale, di cui già si respira l’aria da molti mesi, sembra oggi entrata pubblicamente in scena: già si discute troppo di personaggi, liste ed alleanze, e poco di quei bisogni reali che impongono soluzioni urgenti.

La decadenza di Cota è un passo certamente necessario, ma non è sufficiente per la rinascita, nella nostra regione, di politiche in favore delle fasce sociali oggi in difficoltà: non potrà essere solo giudiziaria l’uscita da questi quattro anni politicamente così bui!
Da chi si accinge a scrivere i programmi elettorali pretendiamo che i diritti allo studio, a una mobilità sostenibile, alla sanità pubblica e agli ammortizzatori sociali non vengano strumentalizzati per false promesse: una politica che vuol dare veramente valore ai diritti non può permettersi di farlo.

Ciò che chiediamo a chi si candida a subentrare a Cota è un confronto ampio nel suolo della società, dove abitano tutti quei cittadini che vivono ogni giorno sulla propria pelle gli effetti delle scelte politiche della giunta regionale: esperienze e proposte nate in quattro anni di dure lotte non mancano.

Studenti e Studentesse della “Mensa Liberata” di Torino